Il conduttore televisivo Giancarlo Magalli ha raccontato a Verissimo su Canale 5 di aver avuto un tumore alla milza. Dopo un’infezione Magalli ha ricevuto la diagnosi di un linfoma. Scopriamo, di seguito, di cosa si tratta e come si cura.
«Mi hanno spiegato che la terapia si fa in qualche mese. Si fa la chemioterapia e in effetti ora il tumore è scomparso», ha raccontato. «Mi sto solo sottoponendo ad un’ultimissima cura, molto leggera e breve. Diciamo una rifinitura». Ma i sette mesi precedenti sono stati durissimi: «Ricoveri a casa e fuori casa. Ogni giorno tre iniezioni e otto pasticche. Ho passato tanto tempo a letto e quindi ho dovuto anche fare fisioterapia». Magalli racconta anche che alle sue due figlie i medici hanno detto: se si cura, guarisce; se non si cura in due mesi muore. «A me lo hanno tenuto nascosto. Loro erano terrorizzate».
Il calvario è iniziato con un’infezione: «Avevo 40 di febbre e mi hanno portato al pronto soccorso. Non so come mi hanno curato, forse con funghi allucinogeni: vedevo cose che non esistevano». Poi la spiegazione del perché abbia raccontato tutto in una trasmissione Mediaset pur essendo un volto storico Rai: «Chi si è preso i miei programmi si aspettava che non mi rimettessi in piedi». Il linfoma marginale splenico o linfoma splenico della zona marginale è un tipo di linfoma non-Hodkin piuttosto raro. Si tratta di un tumore maligno che colpisce gli organi del sistema linfatico (in particolare la milza). Si sviluppa a partire dai linfociti di tipo B – un particolare tipo di globuli bianchi – ed è caratterizzato da un’evoluzione piuttosto lenta.
Sono stato portato in ospedale, al pronto soccorso, in autoambulanza. Sono stato curato per questa infezione, avevo delle visioni. Facevo cose, probabilmente sotto effetto di questi farmaci, che non avrei dovuto fare. Una sera mi sono strappato i cateteri che avevo addosso. Lo dobbiamo legare a letto, hanno detto i sanitari, altrimenti ci vuole qualcuno che lo controlli”.
Oggi Magalli sta bene, ha ripreso a camminare e non ha più problemi a dormire e mangiare. Della sua malattia sapevano in pochi: “Non se ne parla un po’ per scaramanzia, un po’ perché bisogna capire in che direzione si va. I colleghi? Non è che si sono affollati, chi si è preso miei programmi aspettava che non mi rimettessi in piedi. Gli amici mi sono stati vicini, altri meno amici non si sono fatti vivi, ma di quelli chi se ne frega”. Il presentatore romano ha poi svelato di aver inviato un messaggio a Stefano Coletta, direttore prime time Rai, per poter tornare in onda visto che “tutti i programmi che ho lasciato con la malattia li hanno dati a qualcun altro e sono andati così così, quindi forse gli converrebbe farmi tornare”, ha concluso con la consueta ironia. Vedremo se riceverà risposta.
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Questo tipo di linfoma è legato alla proliferazione incontrollata dei linfociti. Non ci sono ancora certezze sulle cause. Ma alcuni fattori di rischio sono proprio le infezioni come l’epatite C e il virus di Epstein-Barr e alcune malattie autoimmuni. Di solito la percentuale di linfoma marginale splenico rappresenta l’1% dei linfomi. Il paziente tipico ha di solito più di 50 anni. Le cellule tumorali invadono la zona mantellare e poi la polpa rossa della milza. Non sempre richiede un trattamento aggressivo. Succede quando non provoca disturbi evidenti. La terapia dipende dalle condizioni di salute e dall’età del paziente. Nella maggior parte dei casi il trattamento di riferimento consiste nella rimozione della milza (splenectomia), talvolta associata a cicli di chemioterapia e radioterapia.
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