Pierfrancesco Favino contro House of Gucci: “Non c’è più rispetto”

di Romina Ferrante


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Sono parole amare quelle che Pierfrancesco Favino ha condiviso qualche giorno fa al Festival del Cinema di Berlino, che si è svolto nella città tedesca dal 16 al 26 febbraio.

Il pluripremiato attore italiano ha infatti colto l’occasione per parlare dello stato in cui versa il cinema italiano, non risparmiando dure critiche nei confronti dei produttori nostrani, responsabili, a suo dire, della progressiva perdita di prestigio dell’industria cinematografica italiana.

In risposta alla domanda di un giornalista che chiedeva se il cinema italiano fosse ancora da considerare tra i più importanti a livello globale, l’attore ha parlato di un graduale declino che avrebbe danneggiato la percezione delle maestranze italiane all’estero.

L’attore si è poi scagliato contro produzioni di Hollywood interamente girate in Italia, come House of Gucci di Ridley Scott:

“Vedo scemare il rispetto che c’è all’estero per il cinema italiano e per le sue professionalità. È complicato andare oltre le barriere del proprio cinema, soprattutto quando alcuni ruoli da italiano vengono molto spesso interpretati da attori americani. È difficile che gli attori italiani riescano ad emergere se vediamo l’intera famiglia Gucci parlare in un inglese del New Jersey. E su questo i nostri produttori hanno grosse responsabilità. Perché se i nostri produttori non accettassero…a me non farebbero mai fare Kennedy. E a nessuno verrebbe mai in mente di chiedere a un attore americano di interpretare Yves Saint Laurent: questo perché i francesi hanno messo dei paletti precisi”.

“Un attore dovrebbe poter interpretare anche un elefante”, ma questo sembra non valere per noi italiani. “Se la logica è questa includete anche noi. Quando lo fai notare ti senti rispondere che noi siamo una minoranza” – ha ribadito Favino.

Più attenzione verso la nostra scuola e cultura cinematografica

Pierfrancesco Favino

Pierfrancesco Favino

L’attore ha poi avanzato alcune ipotesi per uscire da questa crisi, prima fra tutte la perdita di produzioni internazionali e maggiori interventi a livello ministeriale:

Dobbiamo mettere dei paletti, anche rischiando di perdere qualcosa in termini di investimenti internazionali, di quelli che vengono a girare nel nostro Paese per usufruire del tax credit. Dovrebbe interessarsi qualcuno a questa questione, magari anche a livello ministeriale. Ma attenzione, perché non è un problema politico, è un problema industriale. Un problema legato alla perdita di rispetto che avverto e vedo verso la nostra scuola e la nostra cultura cinematografica.

Il comunicato UNITA

Favino ha poi letto il comunicato stampa dell’associazione UNITA (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo), col quale viene chiesto il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di tutte le maestranze del cinema italiano.

Di seguito, il testo integrale del comunicato stampa:

In Italia le lavoratrici e i lavoratori del settore cineaudivisivo sono da mesi in attesa che venga rinnovato loro il contratto collettivo nazionale di lavoro. Le troupe, i tecnici, le maestranze e perfino gli stuntmen operano in assenza di regole condivise e di tutele moderne ed efficaci.

Le attrici e gli attori italiani – unici in Europa – non hanno addirittura mai avuto un contratto collettivo di categoria che stabilisca diritti, doveri e minimo salariale, e questo perché le associazioni dei produttori non intendono sedersi a contrattare impedendo di fatto il progresso del settore sia in termini di sviluppo industriale che dei diritti dei lavoratori.

Un paese che vuole dirsi civile non può continuare a produrre cinema e televisione in questo modo. Per questo motivo i doppiatori italiani sono già entrati in sciopero e la più grande associazione di categoria delle attrici e degli attori, UNITA, ha deciso di rendere nota questa situazione sostenendo la mobilitazione sindacale, da oggi fino all’ottenimento di tutti i diritti che spettano a coloro che si adoperano ogni giorno con passione e professionalità per tenere in vita il nostro immaginario, il nostro cinema, la sapienza e la cultura del nostro Paese.

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