Inside Out 2 ha già conquistato (anche) il pubblico italiano: perché piace tanto

di Manuela Zanni


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Dallo scorso19 giugno è uscito nelle sale Inside Out 2, il seguito del film d’animazione che nel 2016 ha sbancato i botteghini e vinto Oscar e Golden Globe. L’atteso sequel del film d’animazione che racconta le emozioni umane attraverso una “sceneggiatura scientifica”, ispirata alle scoperte delle scienze cognitive e della neuropsicologia è già uscito in Usa, Canada e 38 Paesi nel mondo e incassato 300 milioni di dollari solo nel primo fine settimana di programmazione. Scopriamo, di seguito, perchè piace tanto.

Un breve ripasso su Inside Out

 Inside Out racconta la storia di Riley, una ragazzina di dodici anni costretta a lasciare il Minnesota dove è cresciuta per seguire i genitori a San Francisco, a causa del lavoro del padre. In un momento così delicato del suo sviluppo, Riley e la sua famiglia sperimentano emozioni confuse, affrontano la necessità di trovare un nuovo equilibrio.

Il successo di Inside Out 2

Come preannunciato anche Inside Out 2 ha conquistato il box office italiano e il cuore del pubblico che ancora una volta ha apprezzato il viaggio attraverso le emozioni firmato Disney.

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Il caos della pubertà

 Inside Out 2 spinge al massimo quella stessa creatività che nel 2015 aveva ammaliato il pubblico di tutto il mondo, presentandosi nuovamente come opera di studio, analisi e divertimento, dal piglio sentimentale e complesso. La Riley che abbiamo imparato a conoscere nella prima pellicola (per approfondimenti vi rimandiamo alla nostra recesione di Inside Out), sta cambiando, e nel disordine di un qualcosa che neanche lei stessa riesce a decifrare si consuma la voce di un sequel che ha tantissimo da dire al suo pubblico.

Inside Out 2 non si limita a riproporre la salsa che in precedenza aveva fatto affezionare tutti all’idea di fondo dietro a queste opere animate, ma ne approfondisce le ragioni, applicando un ulteriore filtro psicologico che si dimostra sia attento che interessante da vedere e praticamente universale nella voce. Il film diretto da Kelsey Mann riesce quasi subito a trovare una propria raison d’être, lavorando la magia tecnica tipica della Pixar in un viaggio consapevole e oltremodo affascinante proprio per via delle sue attuali scelte e passi avanti.

Il caos della pubertà

La parola chiave di Inside Out 2 è “crescita”. Questa nutre la scintilla di un viaggio procede lentamente, servendosi di elementi facilmente riconoscibili dal grande pubblico e di un’attenzione particolare in termini di delicatezza e messaggi più sottili. Ecco che un periodo “di passaggio” che tutti affrontano durante la propria vita diventa la tela perfetta sulla quale disegnare una storia emozionante e introspettiva, dalle letture sia intimiste che ampie.

Ecco che fanno capolino sulla console di Riley anche Ansia (Pilar Fogliati), Noia/Ennui (Deva Cassel), Invidia (Marta Filippi) e Imbarazzo (Federico Cesari). Non si tratta, ovviamente, di veri e propri intrusi, ma di lati del carattere di una bambina che sta muovendo i suoi primi passi nell’ignoto oscuro dell’adolescenza. Tutto ciò in un weekend molto importante per la piccola protagonista, in cui dovrà dimostrare tutto il proprio valore in campo, mettendosi in gioco nel suo sport del cuore: l’hockey su ghiaccio.

Cosa significa crescere?

Che cosa significa crescere? Che cosa comporta il cambiare e quanto è importante accettare un processo del genere? Inside Out 2, pur presentandosi al pubblico in sala attraverso uno stile coloratissimo e leggero, sposta in avanti la storia quel tanto che basta da plasmare la stessa Riley, catturandola in un momento in cui la sua vita viene proiettata in avanti. Tutto ciò conduce all’inevitabile confronto con una serie di problematiche e ostacoli prima lontanissimi, con conseguenti reazioni e confusione che, alla fine, aiutano a crescere e ad affrontare il grande viaggio chiamato vita.

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