Qual è il segreto dell’Eredità, il quiz show di Raiuno, giunto alla 22ª edizione? Anzi, quali sono? Sì, perché sono più di uno, come raccontato a DonnaClick da Flavio Insinna, il conduttore.
Cominciamo dal primo: “La gente da casa. Quella soprattutto che vive da sola, che ci scrive e dice: ‘Ci fate compagnia’. È una frase bellissima. Ed è fantastico sapere che, per un’ora, portiamo un sorriso nelle case, divertiamo, intratteniamo e, magari, suscitiamo qualche piccola curiosità con le domande, citando anche il titolo di un libro o di un film che poi qualcuno va a comprare o vedere”.
E il secondo: “Le persone che fanno questo programma: truccatori e truccatrici, parrucchieri, autori, la redazione che accoglie. E io sono una delle tanti voci”.
E il terzo: “Le persone che giocano e che portano storie, sorrisi e sogni. Vengono all’Eredità per sfidare se stessi o perché iscritti da altri: il marito dalla moglie; la moglie dal marito; l’amico dall’amica… E ogni concorrente porta con sé anche la sua famiglia, la rappresenta. Tutta gente che accogliamo nella migliore maniera possibile affinché si sentano a loro agio e giochino come se fossero a casa perché, in fondo, l’Eredità è un’enorme casa con un’unica famiglia”.
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Flavio Insinna è anche attore e nel 2023, sempre su Raiuno, sarà tra i protagonisti della fiction ‘La stoccata vincente‘, ispirata a Paolo Pizzo, pluricampione di scherma che, all’età di 13 anni, gli fu diagnosticato un tumore al cervello. Flavio è Piero, il papà di Paolo, che lo ha aiutato ad affrontare la battaglia durissima contro la malattia.
“La Stoccata vincente è una storia preziosissima. Parla di sport e di vita, soprattutto di un ragazzo che, da bambino, deve affrontare una malattia tremenda ma insieme a una famiglia meravigliosa che sempre lo ha sostenuto e sempre lo sosterrà. Un’occasione straordinaria che mi ha anche permesso di tornare in Sicilia per alcuni giorni”. Paolo Pizzo, infatti, è catanese di nascita e nell’Isola ci sono state le riprese soprattutto legate ai flashback della sua infanzia.
“Sì, perché per metà sono siciliano e, durante le riprese, ho potuto unire il lavoro alla vacanza – ha raccontato il 57enne – E tornare nella mia Sicilia è sempre un regalo. Ho anche avuto l’opportunità di incontrare qualche amico. Quelle giornate sono state meravigliose e non è scontato che lo siano”.
“Spero un giorno di potere tornare in Sicilia – ha proseguito Flavio – sembra un’ovvietà ma per me non lo è. Infatti, quando ho la possibilità di recarmi nell’Isola, sia per lavoro che per motivi personali, è sempre un regalo perché lì ci sono le radici della mia storia. Quand’ero bambino, in estate, andavo in Sicilia con tutta la famiglia. Oggi, da adulto, ci vengo da solo. E la prima telefonata è per mia sorella, a cui racconto le mie emozioni, come se fossimo di nuovo tutti lì insieme, ancora una volta”.
Flavio Insinna ha anche ricordato il giudice Paolo Borsellino – ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992 – e una sua famosa frase: ‘A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l’esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato”‘. “Questo è il mio modo di vivere. Sì, vivo così. Si sbaglia, per carità, perché siamo essere umani. Siamo imperfetti ma cerco di vivere così…”.
A Flavio Insinna abbiamo anche chiesto: “Se si guarda bambino, quando come tutti aveva dei sogni professionali e privati, oggi, a 57 anni, può dire di averli realizzati? O le manca ancora qualcosa?”
E ci ha risposto così: “C’è stata una fase in cui sognavo di fare il medico come papà. Poi è andata come è andata. E il sogno è continuare a lavorare. Se me lo faranno ancora fare, non dipenderà solo da me. Che sia televisione, teatro, telefilm, radio… Il sogno è continuare a lavorare come ho sempre lavorato con grandissimo entusiasmo, con la passione di sempre, sentendomi ancora un bambino fortunatissimo che può giocare con il gioco che gli piace e che gli hanno regalato”.
E ancora: “Sì, sono una persona fortunatissima e il mio sogno è continuare a lavorare con persone fantastiche. Ad esempio con quelle che lavorano all’Eredità o quelle che ho incontrato sul set della Stoccata Vincente. E farlo con gioia ed entusiasmo. Tra l’altro, ho sempre scelto i lavori seguendo la passione e prediletto le storie che voglio raccontare. E questo è proprio di una persona fortunatissima. Per di più, se mi guardo indietro e salta fuori una foto di Don Matteo o di Affari tuoi o vedo un servizio che mi riguarda, mi chiedo: ‘Ma veramente? Sono riuscito a fare queste cose?'”.
“Però, se potessi tornare indietro, farei il medico come papà così mi farei passare la paura degli aghi. Ho il terrore delle punture…”.
A proposito di fortuna, proprio le persone come Flavio “devono aiutare gli altri: chi arriva in Italia e chi già ci vive. Sì, perché nel notro Paese ci sono, purtroppo, sei milioni di persone che vivono in una grandissima condizione di difficoltà e tante in uno stato di povertà assoluta. Ebbene, le persone fortunate come me devono aiutare: l’ho sempre fatto e lo continuerò a fare”.
A proposito di aiuto, Flavio Insinna ha tenuto a raccontare a DonnaClick l’iniziativa ‘Un pacco alla camorra‘, promossa dalla cooperativa Al di là dei sogni. Si tratta di “un pacco-dono con prodotti di economia sociale come antidoto all’economia criminale e speculativa”, come si legge sulla pagina Facebook.
L’obiettivo è, per l’appunto, aiutare e mandare un messaggio di pace che “si costruisce nelle relazioni di fiducia pensandoci accolti e non possibile vittima di qualsivoglia sopruso. Nella concordia, anche verso noi stessi decifrando dolori o turbamenti passati e presenti, ci incontriamo realmente ed ognuno per il bene comune concede una parte di sé. Così, in questo processo di rinascita, la buona volontà si sostanzia di buone pratiche e queste si realizzano nella costruzione di comunità sane ed etiche”.
“Più pacchi vendiamo, più la fattoria andrà avanti”, ci ha detto Flavio. Ed è Natale, il miglior momento per regalare un pacco ricco di prodotti “di agricoltura sociale che insieme al buon gusto portano il concetto di Pace così come lo intendiamo, è guardare tutti nella stessa direzione, laddove c’è la mano che sostiene, dell’abbraccio che accoglie e della calma che aiuta”.