Ngozi Okonjo-Iweala a capo dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
Dopo il ritiro venerdì scorso della sua rivale, la sud-coreana Yoo Myung-hee, e dopo il «forte sostegno» espresso dall’amministrazione Biden nei suoi confronti, è perciò molto probabile che l’economista nigeriana, già tra gli amministratori delegati della Banca Mondiale, per due volte ministro delle Finanze e consigliera della Banca d’investimento Lazard, diventi la prima donna, e la prima africana, a dirigere l’istituzione ginevrina.
Dietro questo miracolo c’è la svolta che vede protagonista la Casa Bianca che, con il divieto ostruzionistico di Trump, ferocemente ostile al Wto, ne bloccava la designazione per la quale serve il consenso dei 164 Paesi membri.
Con l’avvento di Joe Biden, Washington s’è invece schierata in favore della sua candidatura, riconoscendo a Okonjo- Iweala «un patrimonio di conoscenze in economia e diplomazia internazionale».
E’ evidente la volontà di un ripristino in forze dell’influenza americana in Africa, dopo il disinteresse manifestato dalla precedente amministrazione per il continente più disastrato. Questo nuovo impegno ha una duplice valenza: far rientrare l’America nel consenso delle nazioni donatrici che aiutano il ventre molle del pianeta, in quell’ottica mondialista cara all’ala più liberal del Partito Democratico; e avversare l’annoso e invasivo espansionismo cinese in Africa, che con la crisi pandemica s’è fatto ancora più aggressivo.
Durante l’amministrazione Trump gli investimenti americani sono stati ridotti al minimo, adesso gli Stati Uniti dovranno adesso giocare su più registri.
Il curriculum di Okonjo- Iwealam lascia presagire che interpreterà il suo ruolo con uno sguardo nuovo rispetto al passato, anche perché sarebbe la prima direttrice originaria del solo continente che non è riuscito ad approfittare della mondializzazione degli scambi commerciali negli ultimi decenni.
La candidata nigeriana dispone inoltre di una ricca esperienza politica, acquisita nei suoi due mandati da ministro delle Finanze. E poco importa la sua scarsa competenza nelle materie commerciali che gli rinfacciano i suoi oppositori perché Ngozi Okonjo-Iwealam ha quel piglio da leader che le consentirà di negoziare direttamente con i capi di Stato per trovare accordi o giungere a compromessi.
In tempi di pandemia, una delle prime e più spinose questioni che sarà chiamata a dirimere sarà quella dei diritti sulla fabbricazione dei vaccini e dei prodotti sanitari per combattere il coronavirus. Il prossimo direttore dovrà anche affrontare i negoziati sull’eliminazione delle sovvenzioni alla pesca, rivedere gli accordi sulla proprietà intellettuale, risolvere il problema delle sovvenzioni pubbliche e soprattutto ridare impulso al multilateralismo in un momento in cui le potenze preferiscono firmare trattati bilaterali di libero scambio.