Celebri donne ricchissime scrivono la storia della filantropia

di Alice Marchese


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Cambiamenti significativi sono stati registrati nel mondo della filantropia grazie alle donne. A confermarcelo è la giornalista Valerya Safronova in un’analisi per il New York Times.

Il mondo della filantropia cambia soprattutto grazie alle donne

Storicamente donne dell’alta società dedite alla beneficienza sono state più volte nascoste in quanto mogli di uomini noti. Dunque l’operato dei mariti veniva messo in rilievo rispetto a quello loro. Ma le donne filantrope sono sempre esistite.
In effetti, anche tra le più generose filantrope dell’epoca contemporanea ci sono diverse ‘mogli di’. L’ex moglie di Bill Gates, Jeff Bezos, Sergey Brin.

Divorzio tra Melinda e Bill Gates

Con il divorzio da poco annunciato di Melinda e Bill Gates è partito il toto-scommesse sulla divisione dei beni.

Ci si chiede anche cosa succederà col patrimonio Kardashian-West. Sono un po’ degli outsider perché non direttamente imprenditori digitali, bensì protagonisti assoluti del mondo social grazie ai quali hanno costruito i loro immensi patrimoni. Tra stime, previsioni e analisi di mercato, tracciamo il profilo delle più celebri e ricche divorziate d’America.

MacKenzie Scott

“Sia le perdite economiche che l’impatto sulla salute sono stati peggiori per le donne, per le persone discriminate per l’etnia e quelle che vivono in povertà. Allo stesso tempo, ha permesso ai miliardari di aumentare drasticamente le loro fortune”. È stato scritto in merito alla pandemia da MacKenzie Scott su Medium.

Ha annunciato che avrebbe donato oltre 4 miliardi di dollari a organizzazioni benefiche, che seguivano gli altri 1,6 già stanziati qualche mese prima.

Insieme Scott e Bezos hanno fondato Amazon. Lei successivamente si è dedicata alla famiglia e al lavoro di scrittrice. Da sempre amante della scrittura, è infatti autrice di romanzi. Ma è soprattutto profondamente impegnata nel mondo della beneficienza.

Ricopre il 22° posto tra le persone più ricche del mondo secondo Forbes. Con un patrimonio di 53 miliardi di dollari, ha sottoscritto il “Giving Pledge”, ovvero la promessa pubblica di impegnarsi a donare almeno la metà della sua fortuna a cause benefiche.

Donare specialmente ad associazioni gestite da donne

Il suo pensiero è il seguente. “La ricchezza personale di qualcuno sia il prodotto di uno sforzo collettivo e di strutture sociali che offrono opportunità ad alcuni e ostacoli a tantissimi altri” MacKanzie Scott si è impegnata a donare il più possibile, specialmente ad associazioni gestite da donne o da appartenenti a minoranze.

“Le persone che hanno esperienza di disuguaglianza sono quelle meglio attrezzate per progettare soluzioni”, scrive sul suo blog.

Melinda Gates

La divisione dei beni tra Melinda e Bill Gates equivarrà alla spartizione di ville, ranch, terreni, opere d’arte, azioni, persino isole. Ma gli occhi sono puntati soprattutto sul futuro della loro fondazione, il cui giro di affari è incredibile.

Si parla di beni per 51 miliardi di dollari ‘solo’ in essa. Il gigante della beneficienza è impegnato su diversi fronti. Tra l’assistenza sanitaria, i vaccini, l’accesso alla tecnologia e all’istruzione, la lotta alla povertà.

Il matrimonio tra Melinda e Bill

Dopo il matrimonio, pochi anni dopo fondarono la Bill & Melinda Gates Foundation. Inoltre si è occupata del mondo dell’istruzione, tra cui quello di membro della commissione governativa dello Stato di Washington, e nell’informazione, entrando nel consiglio di amministrazione del Washington Post.

Grazie alla sua attività filantropica è stata insignita di diverse onorificenze, tra cui la Medaglia presidenziale alla libertà, ed è una convinta sostenitrice della necessità di dare più potere alle donne: a tale proposito, ha scritto un libro, “The Moment of Lift: How Empowering Women Changes the World”, che l’ex presidente Barak Obama in persona ha promosso.

Laurene Powell Jobs

Non ha mai amato le luci della ribalta, all’epoca del matrimonio con Steve Jobs, pur occupandosi di temi importantissimi, non si è mai più di tanto mostrata. E anche dopo la morte del fondatore di Apple (in questo caso non è stato il divorzio a separarli ma il lutto del 2011, dopo dieci anni di matrimonio), ha preferito rimanere nell’ombra, concedendo rare interviste ed evitando il più possibile l’esposizione mediatica.

Ultimamente invece, Laurene Powell Jobs sta alzando di più la voce e in epoca trumpiana non ha mancato di esporsi, soprattutto in tema di immigrazione.

Ha finanziato la messa in onda di una toccante pubblicità in favore del Dream Act, proposta di legge volta a tutelare gli immigrati arrivati negli Stati Uniti da minorie di sostenibilità ambientale. Certa di avere l’obbligo morale di condividere la sua enorme ricchezza, è una filantropa di professione.

Tra le mille attività benefiche, guida la Emerson Collective, fondazione impegnata nel mondo dell’istruzione, dell’ambiente, della giustizia sociale.
Sostiene che povertà, istruzione, sanità ed ecologia sono interconnessi: “Quando lavori nel sociale non puoi essere del tutto efficace se ti concentri solo su una cosa”, spiega al New York Times. “Non è giusto che degli individui abbiano l’equivalente della ricchezza di milioni di persone”, prosegue.

“Ho ereditato la mia fortuna da mio marito, al quale non interessava accumularne. Faccio tutto questo in suo onore, dedico la mia vita a fare il meglio che posso per distribuire la mia ricchezza in modo da aiutare individui e comunità in modo sostenibile”. La sua missione è quella di donare tutto “Non intendo creare lasciti, i miei figli lo sanno. Se vivo abbastanza a lungo, finisce tutto con me”.

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