Il matrimonio tra Elena, vicebrigadiere in servizio al Radiomobile Cassia di Roma e l’imprenditrice Claudia si è celebrato a Cefalù con i tradizionali riti cerimoniali degli appartenenti all’Arma. In loro onore un ponte di sciabole in alta uniforme per il sì della carabiniera alla sua sposa.
Elena e Claudia non sono state le prime a celebrare un’unione gay nell’Arma dei Carabinieri. I primi protagonisti di nozze gay nell’Arma sono stati nel 2018, dopo che Stato maggiore della Difesa ha imposto nel 2017 le linee guida sulle celebrazioni dei militari anche dello stesso sesso, furono Paolo, carabiniere, e Nunzio, il suo sposo, a Paestum. Quattro anni dopo è la volta di Elena, vicebrigadiere in servizio al Radiomobile Cassia di Roma, e l’imprenditrice Claudia , che il 18 luglio si sono dette sì nella splendida Cefalù, Palermo. Anche per loro ponte di sciabole in alta uniforme storica e tutti i riti tradizionali previsti dal protocollo cerimoniale dei carabinieri.
LEGGI ANCHE: Paola Turci e Francesca Pascale hanno detto si: il giorno più bello
La notizia del giorno del Sì tra il vicebrigadiere Elena e Claudia rimbalza sui social, tra felicitazioni e polemiche. “Arma dei carabinieri al passo con i tempi, che giustamente riconosce il diritto di Amare”, si legge sotto i video delle spose. “Un’emozione incredibile, siete bellissime”, il commento di un’invitata alla cerimonia.
Anche in America si sono celebrate le prime nozze gay grazie allʼabolizione del ʼdonʼt ask, donʼt tellʼ, la norma che discriminava i militari omosessuali nellʼesercito. L’ufficiale della marina Gary Ross e il suo compagno, un civile, sposandosi in Vermont sono entrati nella storia delle forze armate degli Stati Uniti. Il loro è infatti il primo matrimonio gay di un militare. La cerimonia ha avuto luogo subito dopo la mezzanotte, quando è finita l’era della controversa norma che ha consentito agli omosessuali di arruolarsi nell’esercito a patto di non rivelare il proprio orientamento sessuale.
È stato Barack Obama lo scorso 22 luglio ad annunciare, tra le furiose proteste della destra, che i tantissimi soldati gay, lesbiche, bisessuali e transgender potevano finire di nascondere la loro natura sessuale, uscendo finalmente allo scoperto. Una conquista storica del movimento gay americano, grazie al quale si calcola che almeno 13mila uomini e donne in uniforme potranno uscire da uno stato di semiclandestinità.
“Ho sempre avuto la brutta sensazione di essere costretto a mentire ai miei colleghi, senza potermi mai potermi sentire parte integrante della famiglia dell’esercito”, è la testimonianza di un soldato gay. “Ora mi sembra di essere rinato, di vivere la mia vera vita. Finalmente, alle feste di Natale, potrò portare la persona a cui voglio bene, senza temere di perdere il posto. E’ un grande sollievo”. Malgrado gli sforzi, per colpa della norma “don’t ask, don’t tell”, il militare ha rischiato di essere allontanato dall’esercito, proprio per il suo attivismo a favore dei gay.
LEGGI ANCHE: Alberto Matano: “Come è nato l’amore con Riccardo Mannino