Lavoro temporaneo, una risorsa per le donne

di francesca


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Quello del lavoro e della disoccupazione, si sa, è uno dei maggiori dilemmi che il nostro Paese sta attualmente vivendo. Politiche attive, ammortizzatori sociali e nuove normative, non stanno risolvendo la questione, riuscendo  a risolvere il fenomeno in maniera non uniforme sull’intero territorio nazionale.

Lungi dal voler affrontare un’analisi fenomenologica della disoccupazione e della mancanza di lavoro, però, vogliamo porre l’attenzione su una delle possibili soluzioni a tale problema: il lavoro temporaneo.

Lo studio di Page Personnel

Page Personnel, leader europeo nella ricerca, selezione ed inserimento di impiegati e giovani professionisti qualificati mediante somministrazione di lavoro temporaneo, ha condotto uno studio su 17 paesi europei tra cui l’Italia, circa la percezione e l’uso del lavoro temporaneo.

I risultati sono questi:

Il 36,7 % dei lavoratori italiani (decisamente poco rispetto ai dati europei) ha valutato positivamente l’esperienza del lavoro temporaneo.
Positivo è considerato, soprattutto, essere inseriti o reinseriti in una professione e creare una rete di rapporti.

Inoltre, il 93,1 % dichiara di essersi sentito integrato all’interno dell’azienda nella maggior parte degli incarichi temporanei assolti.

Per quanto riguarda le aziende, se da una parte la maggioranza pensa sia una risposta a necessità a breve termine, dall’altra, due datori di lavoro su tre indicano anche la possibilità di identificare candidati per posizioni a lungo termine (69,9%).

Non stupisce quindi che il lavoro temporaneo sia valutato positivamente da quattro datori di lavoro su cinque, il 79,3% (a fronte dell’80,4%).

Ma allora perchè L’Italia non accoglie positivamente la possibilità del lavoro temporaneo per uscire dalla crisi?

Secondo Francesca Contardi, AD di Page Personnel: “In Italia il lavoro temporaneo piace ancora poco, e non solo per il resistente mito del posto fisso, bensì per una scarsa informazione “tecnica” sul contratto e le sue garanzie e per un uso ancora poco evoluto del lavoro temporaneo da parte di alcune aziende”.

Giusta o sbagliata che sia, una mentalità legata al contratto a tempo indeterminato, inteso come bene assoluto e inderogabile “ci rema contro”, diversamente da ciò che accade in altri Pesi d’Europa, dove l’idea di un lavoro temporaneo, mutevole e più costante nel tempo, fa la differenza sulla stessa occupazione.

Con questo non si vuole certo disconfermare l’importanza della contrattazione del lavoro; tutt’altro. Il contratto di lavoro è e resterà l’unica garanzia di un lavoro propriamente inteso.

Quello che può e deve cambiare è invece la concezione del contratto e del lavoro stesso.

Il contratto a tempo determinato

Il contratto a tempo determinato con la formula di somministrazione (quello delle agenzie interinali per intenderci) è un vero e proprio contratto di lavoro tra l’azienda e il lavoratore, per il tramite dell’agenzia di somministrazione. Quest’ultima, assume, tutela e corrisponde ogni compenso retributivo e contributivo direttamente al lavoratore per tutta la durata del contratto a tempo.

Proprio per questo motivo, molti datori di lavoro lo considerano anche un banco di prova per il lavoratore che viene valutato con “un maggiore distacco”, spesso necessario per una sorta di selezione on the job.

Donne e lavoro temporaneo, come vanno le cose?

Con un po’ di orgoglio, forse possiamo dire che le donne in questa nuova formula lavorativa ci hanno visto meglio degli uomini.

In che senso?

Nel senso che lo scelgono più degli uomini e si ritengono più soddisfatte.

Le ragioni sono da ricercarsi nelle esigenze di flessibilità lavorativa di cui le donne si fanno portatrici: figli, famiglia, gestione della casa e periodi di maternità, rendono il lavoro temporaneo più appetibile agli occhi delle donne rispetto a quelli degli uomini, per i quali stabilità e carriera sono uno status symbol e uno status quo.

Le donne, al contrario, grazie a contratti più malleabili, una maggiore dinamicità delle stesse mansioni e, tra le più importanti, la possibilità di sostituirsi l’una con l’altra nei periodi di maternità, si sentono più affini al contratto interinale o di somministrazione di quanto non lo siano gli uomini.

Il lavoro a tempo determinato, quindi, è davvero un’opportunità?

La risposta viene dal resto d’Europa dove, tassi alti di adesione a tale forma di lavoro convergono con un reale abbassamento della disoccupazione, se non in maniera definitiva, almeno temporanea e progressiva.

Tra le motivazioni, una è il più importante: l’azienda si sente tutelata dalla presenza dell’Agenzia interinale e, può decidere con calma e facendo bene i suoi conti se optare o meno per una assunzione a tempo indeterminato.

Il lavoratore, dal canto suo, impara mentre lavora e può dimostrare, o meno, le sue attitudini a quella e anche ad altre mansioni cui sarà adibito, in modo temporaneo, nel corso del sua carriera di lavoro.

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