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Italia, 50 anni fa è stata varata la contraccezione legale
Data di fondamentale importanza Il 10 marzo 1971: Quel giorno è stata varata la contraccezione legale.
Alle donne era stata conferita la possibilità di utilizzare la pillola anticoncezionale e poter così autodeterminare le proprie scelte in fatto di maternità, in piena autonomia dalla volontà dei compagni, dei fidanzati, dei mariti.
Nel 1971 il Paese conosceva da soli tre mesi il divorzio, come pratica legale per la dissoluzione del vincolo matrimoniale.
Sono passati cinquant’anni, eppure la rivoluzione contraccettiva resta ancora in fieri. Faticano dunque ad affermarsi i metodi contraccettivi più moderni.
Tecnicamente, col trascorrere del tempo si presuppone che in Italia si sia diffusa maggiormente l’informazione sessuale e la cultura contraccettiva, che statisticamente favorisce la diminuzione del ricorso delle donne all’aborto.
L’Atlas europeo 2019, che misura l’accesso alla contraccezione in 45 Stati dell’Europa geografica, colloca l’Italia in 26esima posizione con un tasso del 58%, molto distante da Gran Bretagna, Francia e Spagna, e molto più vicino a Paesi come la Turchia e l’Ucraina. Una persona su 4 sceglie il coito interrotto, anziché sistemi anticoncezionali medico-scientifici, per esplicare le sue scelte di genitorialità (dati Istat). Mentre l’89% dei ragazzi e l’84% delle ragazze ricerca online le informazioni di cui abbisogna intorno alla salute sessuale e riproduttiva.
«All’alba del terzo millennio, in Italia c’è un traguardo sul quale aggregare il l’impegno di tutti – com’è riportato dall’ANSA, spiega Mario Puiatti, presidente AIED, l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica fondata nel 1953 – ed è l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva come materia di insegnamento sui banchi di scuola. Siamo ormai il fanalino di coda in Europa, dove, per fare solo alcuni esempi, l’educazione sessuale è materia scolastica dal 1955 in Svezia, dal 1970 in Austria, dal 1995 in Germania, dal 2001 in Francia, dal 2017 nel Regno Unito.
L’ Italia si affianca a Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Cipro e Lituania – fra i Paesi europei – per totale assenza di informazione, nei programmi scolastici, sulla sfera della sessualità. Siamo del tutto inadempienti rispetto agli standard europei che seguono linee guida Oms in materia di modalità “formali” per l’educazione sessuale, affettiva ed emotiva dei giovani nelle scuole. Alle nostre figlie, e ai nostri figli non restano che i modi “informali”: le informazioni che arrivano da amici o genitori, più spesso dal web e ovviamente anche dai siti pornografici».
Per questo mercoledì 10 marzo 2021 AIED riparte con la sua campagna di sensibilizzazione in tutta Italia sui temi della maternità consapevole, per festeggiare e al tempo stesso rilanciare il “diritto alla libertà”, una conquista che è patrimonio comune di civiltà.
È tuttavia una conquista che ciclicamente viene messa in discussione e che, nonostante i cambiamenti sociali intercorsi in mezzo secolo, va ricordata e riproposta perché possa seguirne l’evoluzione che aspettiamo.
In Italia la contraccezione ormonale ha ancora un costo elevato per le giovanissime, l’informazione sulla salute sessuale e riproduttiva ha un ruolo marginale così come i consultori, la legge sull’interruzione di gravidanza vede il più alto numero di obiettori di coscienza d’Europa e siamo tra gli ultimi Paesi europei a non avere corsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole.
Circa il 60% della popolazione italiana fra 18 e 54 anni fa uso di sistemi contraccettivi: preservativo e pillola sono i più diffusi, al terzo posto però troviamo il coito interrotto secondo il Rapporto 2019 stilato da Aidos – Associazione italiana donne per lo sviluppo in collaborazione con l’annuale Contraception Atlas (Atlante della contraccezione) di European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights.
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