Giornata mondiale del rifugiato, il 20 giugno si celebra la speranza di chi cerca un posto in cui stare

di Manuela Zanni


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Quando leggiamo la parola profugo pensiamo a qualcuno che fugge per tanti motivi:  povertà, fame o  sete,  guerra o catastrofe naturale. Profugo è chi cerca un nuovo posto in cui vivere: un futuro, un lavoro, una speranza, una nuova vita.Nei suoi occhi c’è la disperazione del passato, ma,  soprattutto, la  speranza di un futuro migliore che, a volte, non trova realizzazione a causa dell’indifferenza.

In questi ultimi anni il numero dei rifugiati e richiedenti asilo è aumentato in modo significativo, divenendo un fenomeno di grande importanza e impatto non solo per quanto riguarda il sistema di accoglienza e delle politiche, ma in particolare dal punto di vista culturale e sociale.

L’acuirsi dei conflitti ha determinato l’incremento dei flussi migratori  e conseguentemente il bisogno di fare chiarezza su chi possa richiedere asilo in qualità di rifugiato e chi invece si trovi nella condizione di migrante. A questo si aggiunge la necessità di contrastare i traffici illeciti, la clandestinità e i fenomeni di sfruttamento di queste situazioni, gestite da una criminalità più o meno organizzata.

La Convenzione di Ginevra del 1951 definisce  rifugiato  la persona che, «temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui ha la cittadinanza e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale Paese».

Il richiedente asilo, invece, è una persona che si trova fuori del proprio Paese e presenta in un altro Stato la domanda di asilo per essere riconosciuto come rifugiato sulla base di quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra.

Oggi, però, usiamo molto un’altra parola per descrivere la condizione delle persone che giungono in Italia e negli altri Paesi europei: migrante o migranti. Il migrante è colui che si trova ugualmente fuori dal proprio Paese, che ha deciso di lasciare per trovare migliori condizioni economiche e lavorative ma può rientrarvi in condizioni di sicurezza.

La politica di accoglienza messa in atto dall’Unione Europea e dall’Italia, oltre a riconoscere lo status di rifugiato, garantisce la protezione umanitaria nazionale e internazionale: oggi l’azione è rivolta verso una politica di reinsediamento per dare ai rifugiati la possibilità di cominciare una nuova vita in un Paese terzo, se non possono rimanere nel Paese di primo asilo.

Questa misura, insieme a un processo di integrazione nella società di accoglienza, dovrebbe garantire a ogni rifugiato l’accesso all’istruzione, in particolare per i bambini, la possibilità di vivere in un luogo sicuro, il diritto al lavoro per poter dare il proprio contributo alla comunità.

Per questi motivi e per celebrare la Giornata del rifugiato è stata lanciata la campagna #WithRefugees, che durerà fino al 19 settembre e i cui risultati saranno presentati all’Assemblea generale dell’ONU a New York.

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