I Campionati Mondiali di calcio femminile si avvicinano: il prossimo 20 luglio verrà fischiato il calcio d’inizio della partita inaugurale tra Australia (una delle nazioni ospitanti insieme alla Nuova Zelanda) e l’Irlanda. Trentadue squadre provenienti da tutto il mondo si sfideranno per contendersi il prestigioso titolo, che sarà assegnato il 20 agosto 2023. Una Coppa […]
Buoni propositi del 2011? Mettici i libri da leggere assolutamente!
“Se questo è un uomo”, di Primo Levi, 1947
La terribile esperienza del lager nazista vista attraverso gli occhi di un ebreo italiano. Primo Levi non è più un chimico, non è più italiano, non ha più patria, è solo ebreo. Ad annientare quel poco che gli rimane ci provano i nazisti, quando lo deportano nel 1944. Levi ripercorre il suo arresto, lo spaventoso viaggio fino in Polonia, la vita di stenti e violenza all’interno del lager di Auschwitz, la volontà di sopravvivere e i sotterfugi per riuscirvi. L’autore e protagonista di questa testimonianza scrisse la sua storia per far conoscere l’orrore, per mantenerne sempre vivo il ricordo affinché stermini del genere non si ripetano mai più. A pochi giorni dalla “Giornata della memoria” vale la pena rileggere un libro diventato un classico, che porta dentro di sé una parte importante della nostra Storia.
“Il ritratto di Dorian Gray”, di Oscar Wilde, 1891
Dorian è bellissimo, giovane ed ingenuo. Sulla strada della purezza c’è sempre un malvagio pronto a sporcarla e il diavolo di Dorian è il ricco e cinico Lord Hanry. Per via dei discorsi del losco amico, Dorian riterrà la propria giovinezza fonte di ogni felicità e successo, convinzione che lo spingerà a stringere un patto col demonio: Dorian resterà eternamente bello e giovane, sarà un quadro, dipinto dall’amico pittore Basil, ad invecchiare al suo posto. Non tanto gli anni, quanto i malvagi comportamenti di Dorian, deformano le espressioni del viso dipinto sulla tela, un tempo esempio di virtù e perfezione. Non potendone più sopportare la vista, cerca di distruggere il quadro lacerandolo con un coltello, ma sarà lo stesso Dorian a morire. I servi troveranno un terribile vecchio con un coltello piantato nel cuore e il quadro del giovane padrone Dorian con il volto perfetto di un tempo.
“Don Chisciotte della Mancha”, di Miguel De Cervantes, 1606
Don Chisciotte è probabilmente il cavaliere errante più noto della letteratura, ed è strano visto che è un cavaliere fasullo! La trasformazione di Alonso Quijano, da uomo qualunque morbosamente appassionato di romanzi cavallereschi, in Don Chisciotte, innamorato di Dulcinea (donna che nella realtà si chiama Aldonza e per la quale non prova un sincero trasporto, ma si sa, un cavaliere deve avere qualche pena d’amore!), in sella a Ronzinante, in viaggio con lo scudiero (che scudiero non è, ma bisogna adattarsi!) Sancho Panza, tutto narrato in maniera spassosa e ironica. Come dimenticare i mulini a vento, gli eserciti nemici (semplici pecorelle al pascolo), le lotte per la vittoria che non arriva mai? Un classico senza tempo, adatto anche ai più giovani.
“Il grande Gatsby”, di Francis Scott Fitzgerald, 1925
L’epopea di un uomo vista come l’esaltazione e la caduta del sogno americano. James Gatz ha 17 anni quando fugge dalla povertà del North Dakota e assume il nome di Jay Gatsby. Grazie ad un ricco protettore viene inviato a Louisville per un addestramento militare; qui, s’innamora della ricca diciottenne Daisy. Il loro amore promette bene, anche quando Jay parte per la guerra e si ritrova in Europa. Daisy però non resiste e poco dopo sposa Tom, giocatore di football. Jay non accetta la sconfitta, fa di tutto per migliorare la propria precaria educazione, diventa ricco con traffici illeciti e torna negli Stati Uniti, pronto a riconquistare la sua ex fidanzata. Questo sogno coinvolgerà altre persone e il finale sarà, inevitabilmente tragico. Un scorcio di anni ’20 descritto in maniera emozionante da un autore che quegli anni ha saputo letteralmente scriverli.
“I dolori del giovane Werther,” di Johann Wolfang Goethe, 1774
Un romanzo epistolare ritenuto simbolo del romanticismo tedesco. Werther ha vent’anni, è colto e appassionato di arti; decide di recarsi in campagna e, per mantenere i contatti con l’amico Guglielmo, gli invia lunghe lettere per ben 18 mesi. Nel villaggio che lo ospita conosce Lotte, già promessa sposa ad Albert. Werther s’innamora di Lotte conoscendola pian piano, entrando nella sua vita esemplare in punta di piedi. Pur sapendola promessa ad un altro, Werther non cerca di fermare il suo sentimento. Quando poi Albert torna dal suo viaggio, la realtà crolla sul ragazzo con violenza. Fingendo che nulla fosse, Werther stringe persino amicizia con il suo rivale, profondamente diverso da lui. Stanco però della sofferenza che l’amore gli provoca, Werther si allontana dal villaggio e inizia la carriera diplomatica in città. Neanche questa nuova sistemazione gli permette di stare meglio, così torna da Lotte, ma la ragazza si è da poco sposata. A Guglielmo, Werther confida prima di volersi arruolare, poi di volersi uccidere. Lotte intuisce il dolore del giovane ma non può far nulla per aiutarlo. Arrivati alla rottura definitiva, Werther chiede in prestito ad Albert le sue pistole, e con una di queste si toglie la vita. Dopo un’agonia lunga 12 ore, Werther muore. Il suo corteo funebre non era seguito né da Lotte, né da un prete, ma solo dai fratellini e dal padre dell’amata.
“L’amante”, di Marguerite Duras, 1984
La storia è autobiografica e racconta l’amore dell’allora adolescente Marguerite per un giovane e ricco cinese. La famiglia Duras vive in Indocina e le questioni finanziarie non vanno affatto bene. Quell’amore proibito per via delle differenze di razza, ceto e mentalità, viene mal sopportato dalla comunità bianca, completamente osteggiato dal padre di lui, tacitamente accettato dalla madre di lei, per via degli innegabili aiuti economici. Tutto terminerà quando la mamma di Marguerite deciderà di tornare in Francia con i figli. Nessuno dei due, però, riuscirà a dimenticare l’altro. Nel romanzo, oltre all’amore, troviamo uno spietato quadro della famiglia Duras: il primogenito violento e approfittatore, il fratello minore debole e devoto, la madre definita pazza eppure amatissima. Una storia che racchiude una confessione di dolore e una dichiarazione d’amore, a 50 anni dalle vicende vissute.
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