I Campionati Mondiali di calcio femminile si avvicinano: il prossimo 20 luglio verrà fischiato il calcio d’inizio della partita inaugurale tra Australia (una delle nazioni ospitanti insieme alla Nuova Zelanda) e l’Irlanda. Trentadue squadre provenienti da tutto il mondo si sfideranno per contendersi il prestigioso titolo, che sarà assegnato il 20 agosto 2023. Una Coppa […]
Katsyaryna Andreyeva e Darya Chultsova condannate per una diretta a Minsk
Condannate a due anni di prigione per aver riportato in diretta una manifestazione a Minsk. Questa è la storia di Katsyaryna Andreyeva e Darya Chultsova, le due giornaliste di Belsat (la stazione televisiva satellitare polacca rivolta alla Bielorussia); il tutto si è verificato nel novembre scorso.
La sentenza, l’ultima di una lunga scia di repressione da quando è scoppiata la protesta, è stata definita «assurda» dal legale delle reporter dato che le giornaliste «stavano solo facendo il loro mestiere». Sulla vicenda è intervenuta anche la leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, ora in esilio. «Basta guardare Darya e Katsiaryna: forti, sorridenti, salutano i loro cari attraverso le sbarre. Lukashenko non può spezzarci», ha scritto su Twitter in sostegno alle reporter.
Andreyeva e Chultsova, 27 e 23 anni, nella loro ultima dichiarazione in aula hanno nuovamente respinto le accuse contro di loro, definendole politicamente motivate in quanto la loro unica ragione per essere alla protesta era quella di documentare cosa stava accadendo (live via streaming). Ma evidentemente il loro lavoro non è piaciuto ai piani alti del regime, dato che le forze dell’ordine si sono presentate nell’appartamento da dove stavano trasmettendo – e che aveva una buona visuale sulla piazza dove stava avvenendo la manifestazione in ricordo di Raman Bondarenko, attivista massacrato di botte da frange estremiste vicine alle autorità – e le hanno arrestate.
«Andreyeva e Chultsova avevano appena coperto un’azione di protesta», ha ricordato il legale Syarhey Zikratski. «Tutti abbiamo seguito i loro servizi. Le parole che hanno usato erano solo una descrizione di ciò che stava accadendo e sono state erroneamente utilizzate come base per l’accusa contro di loro», ha dichiarato Zikratski sottolineando che il lavoro giornalistico non può essere definito «disturbo dell’ordine civile», come sentenziato dalla corte. Il marito di Andreyeva, Ihar Ilyash, anch’egli un giornalista, si è scagliato contro la sentenza: «Ora tutti noi giornalisti dobbiamo riferire ancora di più cosa sta avvenendo per distruggere completamente questo regime terroristico».
Intanto il presidente bielorusso Lukashenko lunedì prossimo si incontrerà con Vladimir Putin per «estesi colloqui».
Lascia un commento