In modo un po’ inatteso, a trionfare durante la notte degli Oscar è stato Guglielmo del Toro con La forma dell’acqua, una storia d’amore fantasy tra un mostro marino e una bidella muta, un film che aveva già raccolto tantissimi premi, riconoscimenti e nomination. Oggi vogliamo svelarvi proprio tutto sul film vincitore dell’Oscar 2018 attraverso alcune curiosità su La forma dell’acqua.
E’ una storia d’amore insolita, un film di questi tempi che racconta un intreccio romantico tra una bestia marina e una donna muta, una fiaba ambientata nel pieno della Guerra Fredda americana. La protagonista è una giovane eroina senza voce, un’addetta alle pulizie senza grosse ambizioni o aspettative proprio per via di questo handicap che la costringe a vivere in un mondo di silenzio e in solitudine. Questo fino a quando non si imbatte in una strana creatura marina tenuta chiusa in una vasca d’acqua in un laboratorio segreto che lei aveva il compito di pulire…
Il film di Guglielmo del Toro si è presentato agli Oscar con ben 13 nomination e dopo aver vinto il Leone d’Oro a Venezia. Alla fine questo fantasioso regista si è portato a casa ben quattro statuette: miglior film, migliore regia, miglior colonna sonora e miglior scenografia.
Non è la prima volta che capita durante la disputa di premi e riconoscimenti, ma anche Guglielmo del Toro è stato accusato di plagio. A quanto pare la storia da lui raccontata somiglia ad un spettacolo teatrale degli anni Settanta e ad un cortometraggio del 2015. Il corto racconta in pochi minuti la storia di una donna che si innamora di una creatura marina in un laboratorio di ricerca, ma la faccenda è stata già chiarita per cui il plagio a quanto pare non sussiste. Nel caso dello spettacolo teatrale la situazione non è ancora chiara ed è stata avviata una causa in giudizio, anche se in questo caso la differenza è ancora maggiore dato che la storia, da cui venne anche tratto un film, è quella di una donna che si innamora di un delfino.
Un’autrice cieca e sorda che ha scritto un articolo su questo film pare lo abbia condannato perché, invece di raccontare una trama a favore della disabilità, ne accentua il disagio. Guglielmo del Toro, facendo innamorare la sua protagonista di una creatura non umana, secondo la redattrice Elsa Sjunneson-Henry ha contribuito a far sentire le persone con una qualche disabilità ancora meno umane di quanto si sentano già.
Basta dare un’occhiata a qualche scena per rendersi conto che questa creatura marina ha dei tratti decisamente umani. Per il regista era molto importante, affinchè la storia funzionasse, che questa creatura non umana fosse “fisicamente” molto attraente. Avrete sicuramente notato subito le spalle ampie, il lato b molto definito, gli occhi grandi espressivi e labbra assolutamente “baciabili”. Non si tratta di una bestia, ma di un ibrido umano.
Si tratta di un film che per il suo regista era un piccolo sogno nel cassetto, quello di un bimbo nato con la passione per Frankenstein, pellicola dei primissimi anni ’30. Questo film nasce da questa passione di genere e prende spunto dai mostri della storia e dalle paure dei bambini, per esorcizzarle attraverso un personaggio diverso, un insolito eroe romantico.
E’ una storia con un plot classico: una bellezza ingenua e una bestia, una donna dei nostri tempo e una creatura fantastica. Una favola classica ma per adulti, con il giusto mix di emozioni, sentimenti e parti romanzate che si mescolano ai problemi della quotidianità di questo mondo e lo fanno attraverso il disagio della disabilità, che in questo caso però consente l’incontro tra due mondi diversi.
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