Il tumore dell’utero potrebbe rappresentare la “prima forma di cancro a poter essere eliminata”. Ad affermarlo è stata l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), organizzazione intergovernativa sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Purtroppo questa è una malattia, che riflette le disuguaglianze globali che si può prevenire con la vaccinazione e lo screening per le lesioni precursori.
La strategia globale lanciata dall’Oms prevede che questo sia un obiettivo da conseguire per tutti i Paesi del mondo; si tratterebbe di un tasso di incidenza inferiore a quattro casi per 100.000 donne.
Sebbene sia possibile prevenirlo e curarlo, il cancro al collo dell’utero risulta ad oggi la seconda causa di morte tra le donne in età riproduttiva a cui viene diagnosticato il tumore.
I dati dell’Oms parlano chiaro. Nel 2020 questa malattia è stata diagnosticata a 604.000 donne nel mondo, più della metà delle quali (circa 340.000 pazienti) è deceduta. Quasi il 90% dei decessi, in riferimento però ai dati del 2018, si è verificato nei Paesi a basso e medio reddito, a causa dell’accesso limitato ai servizi sanitari pubblici e della mancanza di screening, oltre che di possibilità di trattamento.
Una delle strategie da adottare per prevenire tutto questo. Secondo l’Oms, si basa su alcuni punti fermi a partire dalla vaccinazione contro il papillomavirus umano (HPV) del 90% delle giovani donne, già prima dei 15 anni d’età.
La prevenzione è un diritto inalienabile e il secondo punto segnalato dagli esperti è quello di garantire che il 70% delle donne sia sottoposto a screening. Attraverso un test ad alta prestazione da eseguire prima dei 35 anni e poi, ancora, prima dei 45 anni.
L’ultimo paletto è che il 90% delle donne in fase di pre-cancro possano ricevere un trattamento e il 90% delle donne con cancro invasivo possano essere sottoposte a tutte le cure adeguate del caso.
L’Oms ha invitato tutti i Paesi del mondo ad impegnarsi per migliorare l’accesso alla vaccinazione. Inoltre un altro obiettivo propugnato è quello di allargare la platea per lo screening, per il trattamento e le cure palliative. Si parla di scadenza temporale nel 2030. Il fine è quello di eliminare il cancro cervicale nel mondo.