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Sindrome da vuoto digitale, basta un giorno offline
Uno studio dell’università del Maryland che è stato definito “crudele” dai volontari che ne hanno preso parte. Se il termine vi sembra esagerato, immaginate di essere giovani studenti universitari costretti a rinunciare per (appena) 24 ore a web, tv, radio e cellulari. Mille giovani sparsi nei 5 continenti hanno provato tutti le stesse sensazioni: insicurezza, senso di abbandono, irritabilità, ansia.
Alla luce di questi risultati, il progetto chiamato “The world unplugged” (ovvero “il mondo scollegato”) ha confermato quello che ormai da qualche anno dicono sociologi ed educatori: i giovani non sono più in grado di vivere senza una connessione internet e un cellulare. I giovani volontari non hanno saputo come occupare il tempo “off line”, non erano in grado di concentrarsi e si sentivano perduti. Il 25% di loro passa sul web tra le 4 e le 6 ore al giorno, una giornata lavorativa, se vogliamo.
Le relazioni sociali dei ragazzi di oggi si sviluppano principalmente tramite social network (Facebook, Twitter, Netlog e simili) e su chat, come il celebre Messenger Msn. Tagliando quei ponti, non sanno relazionarsi e non hanno, in realtà, nessun altro con cui parlare “vis a vis” in molti casi. Ecco spiegato il senso di solitudine che li ha tormentati nelle 24 ore d’esperimento.
Fra i 10 Paesi coinvolti nel progetto, gli Stati Uniti risultano essere primi nella classifica di “addicted”, di drogati, di tecnologia, seguiti da vicino dai ragazzi messicani e libanesi; la possibilità di restare per 24 ore senza elettricità, con la sola distrazione delle uscite con gli amici, della lettura (di libri cartacei, ovviamente) e di un telefono fisso, è stata apprezzata solo da un giovane su cinque, soprattutto dai ragazzi dell’Uganda e della Slovacchia. Incapaci di mantenere la concentrazione sulla pagina del libro sono stati invece i giovani di Argentina e Hong Kong.
Ma a quanto pare non è solo colpa dei ragazzi, se risultano essere troppo dediti al web e poco ai rapporti umani genuini; molti di questi ragazzi sono usciti di casa per le normali commissioni e non hanno potuto
evitare i maxi schermi di news e pubblicità nei centri città e non hanno potuto fare a meno di ascoltare la musica in sottofondo quando sono entrati in un negozio per fare la spesa. Il bombardamento mediatico è assoluto e neanche con la più grande forza di volontà si riesce, davvero e in maniera sistematica, ad evitare che la tecnologia globalizzata entri nella nostra vita prepotentemente. Informandoci, magari, di cose che neanche ci interessano.
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