Chi soffre di cherofobia rifugge la felicità e, più in generale, le situazioni che sono fonte di benessere. In altre parole si è talmente concentrati sui possibili eventi negativi di una situazione che si evitano quelli positivi: il soggetto evita quindi le situazioni favorevoli per timore che si trasformino in fonte di sofferenza. Di qui l’ansia e la paura che si manifesta tutte le volte che un evento positivo sembra alle porte.
Chi soffre di cherofobia non è necessariamente un soggetto sempre triste, ma è sicuramente qualcuno che evita alcuni eventi per paura che possano tramutarsi in fonte di infelicità. Un nuovo lavoro, un nuovo amore, uno sport che piace, dunque, possono ritenersi eventi da evitare. Le conseguenze sulla propria vita sociale, lavorativa e sentimentale sono evidenti.
Un lieve timore che si ha naturalmente nell’affrontare situazioni nuove è normale. Si parla di patologia, invece, quando il soggetto rifugge da situazioni che potenzialmente possono essere fonte di benessere personale. I soggetti più colpiti dalla cherofobia, dunque, sono i pessimisti, ma anche gli introversi e i perfezionisti. Spesso, però, la paura della felicità e del piacere riguarda anche chi ha dei retaggi familiari particolari che hanno portato, ad esempio, durante l’infanzia a creare un legame fra felicità e punizione. Se il bambino ha percepito l’allegria e la gioia come emozioni meno importanti rispetto al senso del dovere e allo spirito di sacrificio è probabile che da adulto si instaurino queste dinamiche.
Poiché la cherofobia non è stata ancora studiata né è stata oggetto di ricerche scientifiche appropriate, non ci sono ancora farmaci approvati dalla FDA o altri trattamenti definitivi per la cherofobia che una persona possa assumere per trattare tale condizione.
A questo punto, viene da chiedersi quale sia la cura per la cherofobia. Ebbene, non sempre è indispensabile curarsi da questo disturbo né dai suoi sintomi. Se la cherofobia interferisce con la propria vita sociale, lavorativa e di relazione, il consiglio è quello di rivolgersi ad uno psicologo; diversamente potrebbe non essere necessario alcun trattamento. Certo è che il timore di essere felici non ci concederà mai attimi di vero piacere e soddisfazione. Insomma, di certo – anche solo in minima parte – ci ostacolerà. Capire di soffrire di questo disturbo comportamentale è sicuramente un buon passo per iniziare a correggersi.
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