Il Ministro della Difesa Guido Crosetto è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale San Carlo di Nancy, a Roma, per un forte dolore al petto. Secondo quanto appreso, il politico si sarebbe presentato autonomamente al pronto soccorso lamentando dolori perduranti già dalla mattina precedente. Sottoposto a monitoraggio e coronarografia, Crosetto sarebbe affetto da pericardite. Fonti ospedaliere riferiscono che Crosetto, sempre cosciente e vigile, sarà dimesso già nella giornata di oggi. Ma cosa è la patologia di cui soffrirebbe il ministro?
La pericardite, come si legge sul sito dell’ospedale Humanitas, consiste in un’infiammazione del pericardio, il sottile involucro a doppio foglietto che circonda il cuore e lo protegge. Il pericardio ha la funzione di lubrificare e facilitare i movimenti cardiaci, oltre a impedire un eccessivo riempimento delle camere cardiache. Quando si infiamma, può causare dolore toracico e difficoltà respiratorie.
L’infiammazione è solitamente provocata da un’infezione virale, ma può avere anche origini batteriche, fungine o legate a patologie autoimmuni. Meno frequentemente, la pericardite può essere una reazione avversa a farmaci o trattamenti radianti, o essere causata da traumi.
Il sintomo principale della pericardite è un forte dolore al petto, che tende a peggiorare con la respirazione profonda e quando si è sdraiati sulla schiena. Altri sintomi possono includere febbre, tosse, palpitazioni e affaticamento. Per diagnosticare la pericardite, oltre alla visita clinica il medico prescriverà elettrocardiogramma, radiografia toracica ed ecocardiogramma, per valutare la presenza di un eventuale versamento pericardico.
La complicazione più temuta è il tamponamento cardiaco: l’accumulo di liquido infiammatorio nel pericardio può comprimere il cuore e ostacolarne la normale funzionalità. La condizione è potenzialmente fatale e richiede un immediato drenaggio del liquido in eccesso. Una pericardite non adeguatamente curata può inoltre cronicizzarsi ed evolvere in pericardite costrittiva, caratterizzata da ispessimento e irrigidimento del pericardio con conseguente limitazione dei movimenti cardiaci.
Il trattamento di prima linea per la pericardite acuta prevede farmaci antinfiammatori non steroidei come ibuprofene o acido acetilsalicilico per diverse settimane. Spesso viene associata la colchicina per ridurre il rischio di recidive. In caso di mancata risposta, si ricorre a corticosteroidi. Nei casi cronici possono essere utilizzati immunosoppressori come azatioprina o anakinra. La terapia è mirata ad alleviare sintomi e infiammazione e prevenire complicanze gravi.
Non esistono misure preventive specifiche contro la pericardite, che colpisce indifferentemente uomini e donne di tutte le età. La maggior parte dei casi guarisce senza problemi, ma il rischio di recidiva nei 6-12 mesi successivi è stimato intorno al 15-30%. Con una diagnosi e terapia tempestive, tuttavia, la prognosi è favorevole nella grande maggioranza dei pazienti.