Il Lipedema, erroneamente classificato come malattia rara, è una patologia genetica e infiammatoria che necessita di maggiore consapevolezza e strategie mirate.
Kathrin Jansen, la donna a capo del team per la ricerca sul vaccino Pfizer
Già nel 1992 seguì le ricerche per l’immunizzazione dal virus del papilloma e dello pneumococco: oggi è capo dell’impresa contro Covid-19, lavorando da casa, via Zoom
L’annuncio di Pfizer di qualche giorno fa che il suo vaccino anti-Covid19 pare essere efficace al 95% (ha specificato ieri dopo aver terminato i test) nel prevenire la malattia. Una percentuale notevole se si pensa che, negli ultimi dieci anni, i tassi di efficacia del vaccino antinfluenzale sono oscillati tra il 19% e il 60%. E dietro al grande grande lavoro che Pfizer sta celebrando c’è una donna, Kathrin Jansen.
Nome che spicca nell’impresa del vaccino anti-Covid Pfeizer, una donna: Kathrin Jansen, responsabile della ricerca e sviluppo sui vaccini dell’azienda e senior vice presidente a capo del team di 550 ricercatori, il cui lavoro notte e giorno ha portato alla scoperta del vaccino.
Ma il dettaglio incredibile è che l’impresa l’ha fatto dal suo appartamento di Manhattan lavorando da remoto, in riunioni sulla piattaforma Zoom. Solo una manciata di volte si è fatta vedere di persona al quartier generale dei vaccini di Pfizer, a Pearl River.
Trentasei anni di carriera e oggi una nuova sfida: il Covid. Nel mondo scientifico, questa donna di 62 anni, nata nell’ex Germania dell’Est, è una sorta di celebrità: ha guidato lo sviluppo di due dei vaccini più venduti al mondo, quello contro lo pneumococco e quello contro il papillomavirus (HPV) che può causare il cancro cervicale nelle donne.
Obiettivo impensabile per molti scienziati ma non per lei che ce la mise tutta per convincere i colleghi e alla fine vinse la scommessa.
«Non sacrificherebbe la qualità per la velocità – com’è riportato da Io Donna, ha spiegato William Gruber, un dirigente di laboratorio di lunga data in un’intervista – È una studiosa davvero intransigente quando si tratta di sviluppo di vaccini».
Sebbene fosse in gioco non solo la risoluzione di una pandemia, ma anche molti milioni di dollari, Jansen ha mantenuto un comando costante e calmo dell’operazione, consapevole che qualunque cosa fosse necessaria sarebbe stata un record: nessun vaccino era stato sviluppato prima in meno di quattro anni.
Si è concentrata, come sempre, sui dati. «È esattamente la persona che vorresti in quella posizione», ha aggiunto Paul Offit, direttore del Center for Vaccine Education al Children’s Hospital di Philadelphia.
Jansen è nata a Erfurt, nella Germania dell’Est e la sua passione per le medicine inizia perché lungo tutta la sua infanzia si ammala in continuazione di infezioni alla gola che suo padre, un ingegnere chimico, era solito curare con antibiotici e codeina, sempre a portata di mano in casa.
Lascia la Germania dell’Est poco prima della costruzione del muro di Berlino nel 1961. Su una vecchia auto attraversa il confine con la famiglia. Studia all’Università di Marburg e riesce a frequentare le lezioni con Rudolf Thauer, imparando nel modo più duro il valore scientifico del fallimento: terminando il suo dottorato di ricerca, credeva di aver scoperto un nuovo percorso chimico nei batteri. Poi fece un ultimo esperimento e i suoi risultati andarono in pezzi. Una lezione preziosa per il suo futuro nello sviluppo di farmaci, dove il tasso di fallimento è del 90%.
Arriva in Pfizer nel 2009, quando la società acquisisce Wyeth Pharmaceuticals, dove lei già lavorava nel settore dei vaccini. Ma è tutta la sua vita che ne fa oggi la donna che è, capace di grandi sfide.
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