Jane Fonda ha il cancro: cos’è il linfoma non-Hodgkin

di Manuela Zanni


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Non stupisce se una donna come Jane Fonda, attrice e attivista  statunitense, ad 84 anni, abbia colto l’occasione di comunicare ai suoi fan la propria malattia  esprimendo, al contempo,  le proprie  riflessioni circa l’importanza della parità di accesso alle cure.

La denuncia di Jane Fonda

“Mi è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin e ho iniziato i trattamenti chemioterapici”. Sono queste le parole  con cui Jane Fonda ha annunciato in un post su Instagram di avere un tumore del sistema linfatico guaribile nell’80% dei casi. L’attrice e attivista statunitense, 84 anni, ha quindi condiviso le sue riflessioni circa l’importanza della parità di accesso alle cure, soprattutto in questi casi, cosa che negli Stati Uniti non è garantita.

Jane Fonda

Jane Fonda

“Questo è un cancro molto trattabile. L’80% delle persone sopravvive, quindi mi sento molto fortunata“, ha spiegato Jane Fonda. “Sono molto fortunata – ha aggiunto nel post accompagnato da un suo selfie sorridente – anche perché ho un’assicurazione sanitaria e accesso ai migliori medici e trattamenti. Mi rendo conto, ed è doloroso, che sono una privilegiata in questo. Quasi ogni famiglia in America ha avuto a che fare col cancro in un modo o nell’altro e troppe persone non hanno accesso alla qualità del servizio sanitario che sto ricevendo, e questo non è giusto”, ha concluso.

Cos’è il linfoma non-Hodgkin

Il linfoma è un tumore che prende origine nel sistema linfatico, ovvero nelle cellule e nei tessuti che hanno il compito di difendere l’organismo dagli agenti esterni e dalle malattie e di garantire una corretta circolazione dei fluidi nell’organismo. Il sistema linfatico è composto da vasi – simili ai vasi sanguigni – che trasportano la linfa, un fluido che contiene materiale di scarto e liquidi in eccesso provenienti dai vari tessuti e trasporta linfociti e altre cellule del sistema immunitario. I linfonodi sono invece agglomerati di linfociti – un tipo di globuli bianchi – e altre cellule immunitarie che si ingrossano in presenza di un’infezione da combattere. Il linfoma non-Hodgkin si può sviluppare in diversi organi (linfonodi, ma anche stomaco, intestino, cute e sistema nervoso centrale) a partire dai linfociti B e dai linfociti T.

I sintomi

Molto spesso il linfoma non-Hodgkin si presenta con un ingrossamento dei linfonodi in diverse sedi (collo, inguine, eccetera), ma è comunque importante ricordare che nella maggior parte dei casi tale l’ingrossamento non è legato alla presenza di un linfoma, ma a un’infezione più comune che viene contrastata dal sistema immunitario. Quando si presenta a livello addominale, il linfoma può causare gonfiore e ingrossamento degli organi coinvolti, come per esempio la milza o lo stomaco: di conseguenza possono insorgere nausea o senso di pressione e di pienezza anche dopo aver mangiato poco. Se la malattia riguarda invece il torace si possono manifestare tosse, dolore al petto e difficoltà a respirare, mentre il LNH diffuso del sistema nervoso causa spesso mal di testa, debolezza di alcune parti dell’organismo, ma anche difficoltà di parola. Altri sintomi più generici del LNH comprendono febbre, sudorazioni notturne, perdita di peso e prurito in tutto il corpo. Meno specifici, ma comunque da non trascurare sono la stanchezza e la mancanza di appetito.

Jane Fonda

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La cura

Generalmente la terapia è multidisciplinare, si avvale della collaborazione di diversi specialisti e può prevedere l’utilizzo di diversi trattamenti in combinazione. Più comune sono la chemioterapia  e la radioterapia che possono essere usate da sole o in contemporanea a seconda dei casi.
I cosiddetti farmaci intelligenti rivestono un ruolo molto importante nella cura dei LNH: l’anticorpo monoclonale rituximab, per esempio, è in grado di colpire in modo selettivo una molecola presente sulla superficie delle cellule tumorali, mentre in altri casi, gli anticorpi monoclonali possono essere legati a una molecola radioattiva che rilascia la radiazione proprio a livello della cellula malata.
Se la malattia non risponde al trattamento o se si ripresenta dopo la terapia iniziale, è possibile ricorrere al trapianto di cellule staminali autologo (con cellule prelevate dallo stesso paziente) o allogenico (con cellule provenienti da un donatore compatibile). Prima del trapianto, in genere, si utilizza una dose molto elevata di chemioterapia che distrugge le cellule del linfoma ma anche quelle sane del midollo che verranno poi sostituite da quelle trapiantate.

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