Negli Stati Uniti d’America una donna di 47 anni, madre di cinque figli, nell’estate del 2019, si è presentata al pronto soccorso, lamentando una sensazione di intorpidimento alle mani e ai piedi. Soffriva anche di problemi di linguaggio e aveva difficoltà a camminare. È stato scoperto che la donna soffriva di avvelenamento da mercurio per colpa della crema antirughe che utilizzava, importata da Città del Messico.
Secondo Olivia Kasirye, funzionario della sanità pubblica per la contea di Sacramento, la paziente si è avvelenata con un prodotto di bellezza contenente metilmercurio, la forma organica più tossica di mercurio. Si è trattato del primo avvelenamento con questo tipo di mercurio tramite una una crema per il viso nella storia degli Stati Uniti. Un caso che ha avuto anche l’importanza di accendere i riflettori sui pericoli delle creme acquistate a Città del Messico: “Non sappiamo se il mercurio sia stato aggiunto intenzionalmente o per errore”, ha detto Olivia Kasirye alla CBS.
In Europaa siamo regolarmente esposti al metilmercurio consumando soprattutto pesce. In dosi elevate, il metilmercurio è particolarmente pericoloso per la salute del nostro sistema nervoso centrale, soprattutto nelle donne in gravidanza perché può interferire con lo sviluppo del bambino.
Ma questo significa che dovremmo smettere di consumare pesce? No, secondo l’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria francese (ANSES): “Per quanto riguarda i benefici nutrizionali associati al consumo di pesce, l’Agenzia ha valutato i rischi associati a questa sostanza al fine di determinare le frequenze di consumo di pesce senza rischi per la salute”.
Il pesce – è giusto ricordare – è un’ottima fonte di acidi grassi essenziali e proteine, motivo per cui ANSES consiglia di consumarlo due volte a settimana e di diversificare i tipi. Per casi particolari come le donne in gravidanza e i bambini sotto i 30 mesi, l’Agenzia consiglia di evitare i pesci particolarmente carichi di metilmercurio come pesce spada e squali e di limitare il consumo di pesce “probabilmente molto contaminato” a 150 grammi a settimana per le donne in gravidanza e 60 grammi a settimana per i bambini sotto i 30 mesi.