E’ stato firmato un Decreto da Speranza attuativo che sblocca 20 milioni di euro per i test genomici. Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 7 luglio. Le risorse del Fondo sono destinate al rimborso di test genomici per il carcinoma mammario ormono-responsivo in stadio precoce.
Le donne con tumore della mammella in fase iniziale possono accedere gratuitamente ai test genomici su tutto il territorio nazionale
I test genomici sono uno strumento decisionale di fondamentale importanza. Questi insieme ai parametri clinici, istopatologici e strumentali, supporta i clinici nella scelta dei percorsi terapeutici più adatti per le pazienti con carcinoma della mammella in fase iniziale.
L’obiettivo è quello di definire un trattamento personalizzato e appropriato. Soprattutto quando vi è l’incertezza dei benefici della chemioterapia in aggiunta alla endocrinoterapia dopo l’intervento chirurgico. Sono passi avanti che giovano alla salute di tantissime donne.
In Italia il carcinoma della mammella è il tumore più frequentemente diagnosticato. Stimati 54.976 casi nella popolazione femminile, il 30,3% di tutte le forme tumorali nel 2020 secondo il Rapporto Aiom-Airtum “I numeri del cancro 2020”.
E’ fondamentale dunque prevenire e informarsi il più possibile. Anche per capire chi ha bisogno di cure. Soprattutto a chi non è possibile assicurare un significativo beneficio con la chemioterapia, evitandone gli effetti tossici oltreché psicologici.
Sono stati definiti dei criteri di accesso nel Decreto firmato dal ministro Speranza. L’utilizzo del Fondo rende oggi possibile in tutte le Regioni l’offerta gratuita dei test genomici a tutte le donne.
Sono donne che potrebbero trarne beneficio. Si punta all’appropriatezza e all’equità della cura. La prescrizione dei test genomici sarà effettuata da equipe multidisciplinari dei Centri di Senologia, individuati dalle Regioni e dalle Province Autonome, che hanno in carico le pazienti.
L’utilizzo di questi test potrebbe comportare una riduzione dal 50 al 75% del ricorso alla chemioterapia adiuvante, consentendo la scelta dell’opzione terapeutica migliore, che tenga conto comunque delle preferenze della paziente, opportunamente informata.
Numerosi studi clinici hanno dimostrato che non tutte le donne con tumore al seno hanno le medesime probabilità di trarre beneficio dalla chemioterapia.
Accade a volte che donne con tumore al seno che cresce sotto stimolo ormonale vengono trattate con terapie antiormonali, ma in alcuni casi queste possono non essere sufficienti e l’oncologo può ritenere utile associare anche la chemioterapia.
In realtà, la chemioterapia è di reale giovamento solamente per una minoranza di queste pazienti. Secondo la letteratura scientifica oggi disponibile, solo una paziente su dieci ne trae effettivo beneficio.
Può portare effetti collaterali non indifferenti. E anche segnare la vita di una donna per sempre.
Pur essendo una terapia efficace, la chemioterapia è tossica sia per le cellule tumorali che per quelle sane. Essa può causare profondo stato di stanchezza, nausea, perdita di capelli e lasciare i pazienti con una maggiore vulnerabilità alle infezioni.
La chemioterapia può avere conseguenze anche a livello sociale, familiare e lavorativo. Fortunatamente, gran parte degli effetti collaterali sono temporanei e spariscono una volta terminato il trattamento.