Anche se le fasi iniziali del tumore della cervice sono in genere asintomatiche e gli eventuali sintomi possono essere legati ad altre patologie di tipo non tumorale, esistono dei campanelli d’allarme da tenere in considerazione.
Tra i campanelli d’allarme che possono far sorgere il sospetto di tumore della cervice uterina ci sono, per esempio, perdite di sangue anomale (dopo un rapporto sessuale, tra due cicli mestruali o in menopausa), perdite vaginali senza sangue o dolore durante i rapporti sessuali.
Nella maggior parte dei casi le cellule che possono portare al tumore della cervice non danno immediatamente origine al cancro vero e proprio, ma generano, inizialmente, quelle che i medici chiamano lesioni precancerose. Queste lesioni sono chiamate CIN (neoplasia cervicale intraepiteliale), SIL (lesione intraepiteliale squamosa) o displasia e possono progredire lentamente nel corso degli anni verso la forma tumorale. In realtà non tutte le lesioni precancerose danno origine a un tumore: in molti casi regrediscono spontaneamente senza alcun trattamento. È comunque indubbio che prevenire la formazione di tali lesioni o diagnosticarle e curarle precocemente, permette di ridurre drasticamente e quasi di eliminare l’insorgenza del tumore della cervice nella popolazione.
Limitare il numero dei partner sessuali e cercare di evitare rapporti con persone a rischio restano due possibili strategie di prevenzione, ma senza dubbio l’approccio vincente per una diagnosi della fase pre-cancerosa si basa su controlli ginecologici regolari. Nel corso della visita, il ginecologo può effettuare il Pap-test, un esame veloce e indolore che permette di identificare le lesioni pre-cancerose o cancerose negli stadi iniziali e che rientra nel piano di screening oncologico nazionale. Il ginecologo può anche effettuare, come oggi consigliato, l’HPV-test, un esame in grado di individuare direttamente la presenza del DNA del virus HPV. A partire dai 25 anni e fino ai 64 anni, a tutte le donne viene offerto gratuitamente uno di questi due esami di screening, che deve essere ripetuto con regolarità ogni tre anni (Pap-test) o cinque anni (HPV-test) in caso di risultato negativo o con frequenza maggiore in casi particolari.
Da diversi anni, inoltre, c’è un’altra arma contro il Papilloma virus: un vaccino capace di tenere lontani i due tipi più frequenti di HPV responsabili della maggior parte dei tumori della cervice (HPV16 e HPV18) e anche altri meno frequenti. In Italia il vaccino è oggi raccomandato e offerto gratuitamente a ragazze e ragazzi nel dodicesimo anno di età. È inoltre importante ricordare che la vaccinazione può garantire la prevenzione di tutti i tumori correlati a HPV, come quelli della vagina, della vulva, dell’ano, della testa e del collo.
Il tumore della cervice uterina può essere diagnosticato in fase molto iniziale o addirittura precancerosa se viene effettuato regolarmente lo screening con il Pap-test o con l’HPV-test. In base ai risultati dei test, il medico sarà quindi in grado di stabilire quanto aggressiva rischia di essere una eventuale alterazione pre-cancerosa e decidere con più efficacia la strategia di intervento.
Se dovessero essere riscontrate anomalie, il medico potrà prescrivere ulteriori esami, come per esempio la colposcopia, un esame che dura pochi minuti, è indolore e viene eseguita dal ginecologo in ambulatorio. Nel corso della colposcopia è anche possibile asportare le lesioni più piccole per eliminare il rischio che vadano incontro a una trasformazione in senso tumorale.
Qualora vi sia una diagnosi di cancro della cervice, possono essere prescritti esami come tomografia computerizzata (TC), risonanza magnetica o tomografia a emissione di positroni (PET) per determinare con maggiore precisione l’estensione del tumore.
Come per altri tipi di tumore, più basso è lo stadio, meno diffusa è la malattia e maggiori le probabilità di curaLa scelta del trattamento dipende soprattutto dallo stadio della malattia al momento della diagnosi, ma si basa anche su altri criteri come ad esempio lo stato di salute generale della persona, la sua età e le sue esigenze. Spesso inoltre si procede combinando due o più trattamenti per raggiungere la massima efficacia.
La chirurgia è una delle scelte possibili e il tipo di intervento varia a seconda della diffusione della malattia. Negli stadi più precoci, quando il tumore è in una fase pre-invasiva, possono essere utilizzate la criochirurgia o la chirurgia laser che utilizzano rispettivamente il freddo o un raggio laser per congelare o bruciare le cellule malate.
Quando il tumore è un po’ più diffuso, ma ancora circoscritto a un’area limitata della cervice, la scelta può ricadere sulla cosiddetta conizzazione, un intervento nel quale viene asportato un cono di tessuto in corrispondenza della lesione senza compromettere la funzione dell’organo e la possibilità di avere figli. Se invece il tumore è più esteso, si passa all’isterectomia, un intervento che prevede l’asportazione di utero, linfonodi, tube e ovaie.
La radioterapia, che colpisce le cellule tumorali con radiazioni, è un trattamento valido in caso di malattia localmente avanzata, in genere in abbinamento alla chemioterapia (radiochemioterapia). Alla radioterapia tradizionale nella quale la fonte di radiazione è esterna, va aggiunta anche la brachiterapia, ovvero l’inserimento nell’utero di piccoli ovuli che emettono radiazioni. Sia la terapia esterna sia la brachiterapia mantengono intatto l’apparato riproduttivo e non modificano, in molti casi, la capacità di avere una normale vita sessuale.
Una terza opzione per il trattamento del tumore della cervice (riservato però alle forme avanzate o invasive) è la chemioterapia: vengono somministrati per via endovenosa diversi farmaci contro il tumore, spesso combinati tra loro, tra i quali cisplatino, paclitaxel, e l’antiangiogenetico bevacizumab.
L’immunoterapia con farmaci come pembrolizumab, atezolizumab, nivolumab, ipilimumab-nivolumab, è in fase di studio per la terapia del tumore della cervice e viene considerata un’opzione promettente in questa malattia, che in oltre il 90 per cento dei casi esprime la molecola PD-L1, bersaglio di alcuni dei farmaci immunoterapici oggi disponibili. Negli Stati Uniti pembrolizumab è già stato approvato dagli enti regolatori (Food and Drug Administration; FDA) per il trattamento del carcinoma della cervice avanzato/metastatico PDL-1 positivo.