A destare preoccupazioni per la salute è stato Paolo De Castro, coordinatore della Commissione Europea Agricoltura, che, sulla scorta di diverse segnalazioni provenienti dalla filiera alimentare, ha promosso un’interrogazione in seno all’Europarlamento affinché venga fatta chiarezza al più presto sulla vicenda. Il problema evidenziato è che molte aziende hanno iniziato progressivamente a sostituire, come additivo, all’acido tartarico di origine naturale uno di origine sintetica proveniente dai paesi asiatici e, come sempre più spesso accade, a basso costo. Questo additivo è presente in natura e viene estratto dalle uve e viene impiegato nella produzione di caramelle, marmellate, succhi di frutta, dolci, pane, vino, latte per neonati, dentifrici e alcuni farmaci. Oggi viene sostituito da un acido tartarico derivato dal benzene, dunque artificiale, i cui danni sulla salute erano già stati dimostrati negli anni ’70. Un accumulo di questa sostanza nei reni, infatti, condurrebbe alla nefrosi. Mentre la normativa europea degli anni ’90 ne aveva escluso l’impiego in cibi e bevande, le normative europee vigenti non sembrano tutelare efficacemente i consumatori, poiché non fanno alcuna distinzione tra additivi naturali e additivi sintetici. Per assurdo, il Regolamento UE 872/12 vieta l’impiego di acido tartarico derivato dal benzene nella produzione di oggetti di materia plastica che vengono a contatto con cibi e bevande (piatti, bicchieri ecc).
Oltre al rischio, di non poco conto, per la salute pubblica, emerge un rischio di tipo economico. A risultarne svantaggiate sono, infatti, a monte le industrie che producono acido tartarico naturale e, a seguire, le aziende alimentari che lo utilizzano sostenendo costi più elevati e che subiscono la concorrenza sleale di quelle che, risparmiando sulla pelle dei cittadini, usano o producono quello sintetico.
In attesa che, come richiesto in Europarlamento, venga fatta luce su questa problematica e sul potenziale rischio per la salute e per l’economia, sarebbe opportuno fare molta attenzione ai cibi che acquistiamo e consumiamo, leggendo attentamente l’etichetta. Bisogna, infatti, tener conto che molti degli alimenti “incriminati” sono destinati ai più piccoli e dovrà essere nostra cura tutelarli.