La masturbazione gode da secoli di pessima fama: dapprima condannata dalla religione (a causa del mancato concepimento che l’atto comporta) e successivamente avvalorata da false idee medico-scientifiche che attribuivano alla pratica un indebolimento del fisico.
Un testo sopra a tutti ne ha sancito la cattiva reputazione, ossia il famoso Onanismo ovvero dissertazione sopra le malattie cagionate dalle polluzioni volontarie del medico svizzero Samuel Tissot, grazie al quale è nata la falsa credenza che masturbarsi portasse alla cecità (che è rimasta in memoriam, più dell’autore stesso).
Ancora oggi, nel ventesimo secolo, possiamo constatare, parlando anche con gli adolescenti, il fatto che tali preconcetti negativi hanno così permeato la nostra cultura, che l’argomento risulta spinoso e difficile da affrontare. Nondimeno l’autoerotismo viene considerato diversamente, come tutti gli aspetti della sessualità, se si pensa che possa essere praticato dagli uomini o dalle donne.
Se nella metà del cielo maschile, a partire dall’adolescenza, sembra essere una pratica naturale, goliardica (poiché a volte “condivisa”) e accettata, nella metà del cielo femminile risulta essere per una buona percentuale delle donne un argomento annoso, un’esperienza non necessaria o di cui si possa fare stoicamente a meno, relegando in modo più o meno romantico il piacere e la sessualità alla relazione di coppia (eccezion fatta per le protagoniste di Sex and the City dove la masturbazione viene sdoganata a più riprese e anche come atto consolatorio, in mancanza di un partner).
E’ stato riscontrato che molte difficoltà e inibizioni, nel vivere l’esperienza sessuale con un partner, come completa, soddisfacente ed appagante, risultano essere invece legate proprio alla scarsa o nulla conoscenza del proprio corpo, al non essere in confidenza o in sintonia con esso; al continuo reprimere il desiderio fisico (naturale e fisiologico, come bene evidenziato dalla piramide dei bisogni di Maslow) che col tempo può comportare non pochi blocchi nella sfera sessuale stessa.
Benefici dell’autoerotismo
Fuor di metafora, dato che trovo semplice accostare l’idea del cibo al sesso: quando si ha fame e si rimanda continuamente il momento di cibarsi, a un certo punto lo stomaco si chiude, rendendoci inappetenti. Lo stesso accade con il nostro desiderio e la nostra sessualità.
L’autoerotismo non solo ci consente di prenderci cura di noi stessi e conoscerci, ma allo stesso tempo in alcune occasioni ci permette di non diventare “inappetenti” e dimenticare il desiderio, e di avere un corpo.
Chiudo citando alcune frasi famose canzoni dove invece, in modo elegante, si racconta di come l’autoerotismo possa essere un momento speciale, di solitudine ma anche di amore verso se stessi, e non a caso le protagoniste di queste canzoni sono donne!
Qualche volta fai pensieri strani, con una mano, una mano, ti sfiori, tu sola dentro la stanza e tutto il mondo fuori. (Albachiara di Vasco Rossi)
Il tuo è un rosso relativo, senza macchia d’amore ma adesso, canterà dentro di te, per la gran solitudine. Forza…amati per questa sera (Rosso Relativo di Tiziano Ferro)
Dott.ssa Claudia Popolillo
Psicologa, Consulente di coppia, Sessuologa
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