In questa sezione ci proponiamo di analizzare quali siano le cause, i sintomi e le terapie da seguire nel curare questa patologia.
Da una ricerca dell’Associazione liberi dal panico e dall’ansia (Alpa) è emerso che sono circa dieci milioni gli italiani che hanno vissuto almeno una volta l’esperienza di un attacco di panico. Un evento isolato per molti, che si trasforma però in una malattia in un caso su due, mentre oltre due milioni di persone hanno sviluppato un vero e proprio disturbo di panico con attacchi ripetuti, ansia e fobie.
Un attacco di panico è, per definizione, un periodo di paura o disagio intensi, tipicamente con un inizio improvviso e durata variabile dai due agli otto minuti. In alcuni casi la durata è maggiore e possono susseguirsi più attacchi consecutivi. Se una persona ha attacchi ripetuti, oppure sente una forte ansia riguardo alla possibilità di avere un altro attacco, allora si dice che ha un “disturbo da attacchi di panico” o DAP.
Spesso i primi attacchi sono scatenati da una malattia fisica, da un forte stress o dall’uso di alcuni farmaci. Tra tutte le possibili cause in grado di innescare gli attacchi di panico, vi sono 3 tipologie principali di fattori determinanti. Uno dei primi aspetti da analizzare riguarda quella che potrebbe essere definita ereditarietà, non tanto per motivi genetici del disturbo, il quale non può essere trasmissibile geneticamente, quanto più per l’educazione al disturbo, la quale può rappresentare una matrice di fondo per l’eventuale sviluppo della malattia.
Più importanti sono però quelle cause che possono essere ricondotte alle esperienze passate ed al contesto di vita della persona. Il passato può avere importanza nell’insorgere degli attacchi di panico soprattutto per ciò che concerne le esperienze infantili e adolescenziali, in particolare nei rapporti con i genitori in relazione al grado di attaccamento, ossia la relazione tra rassicurazione ed esplorazione del mondo esterno, che dovrebbe sempre prevedere un giusto compromesso tra protezione e incoraggiamento.
Molto spesso la causa principale di un attacco di panico è invece dovuta allo stile di vita attuale della persona, soggetta a pressanti stati mentali ed emotivi in grado di provocare stress, senso di insicurezza e di paura. A prescindere dal tipo di causa scatenante, gli attacchi di panico hanno comunque un comune denominatore, che consiste nell’essere determinati da una sorta di circolo vizioso di ansia in grado di originare altra ansia.
In una persona predisposta a questo genere di attacchi, un semplice stato d’ansia può infatti trasformarsi molto velocemente in qualcosa di più serio per l’inconscio auto-convincimento di avere qualche grave malattia, di impazzire o di perdere il controllo, secondo una crescita esponenziale di pensieri negativi e catastrofici in grado di peggiorare fortemente la situazione di partenza, sino ad arrivare al classico attacco di panico. Il disturbo di panico colpisce prevalentemente il sesso femminile.
I principali sintomi includono
A differenza di quanto avviene negli altri tipi di disturbi di ansia, la manifestazione è significativamente diversa in quanto gli attacchi sono improvvisi, non sembrano provocati da alcunché e spesso sono debilitanti. Un episodio è spesso categorizzato come un circolo vizioso dove i sintomi mentali accrescono i sintomi fisici, e viceversa. Spesso i sintomi variano da un attacco all’altro. Gli attacchi di panico sono spesso esperiti dalle persone che soffrono di disturbi d’ansia, agorafobia, claustrofobia, fobia sociale, ipocondria e altre condizioni psicologiche che comprendono l’ansia, sebbene gli attacchi di panico non siano indicativi di un disturbo mentale.
La terapia farmacologica deve tassativamente essere stabilita dal medico – possibilmente specialista – tenendo conto della storia personale pregressa del paziente (anamnesi patologica remota e recente), delle sue abitudini di vita, dell’età, della situazione familiare e di ogni altro elemento, soggettivo e oggettivo, che a giudizio del medico possa assumere rilievo a tali fini.
La terapia farmacologica è prescrivibile in associazione alla psicoterapia, laddove quest’ultima trovi indicazione, valutando i casi soggetto per soggetto. Essa è solitamente rappresentata dagli ansiolitici benzodiazepinici o, maggiore alle 48 ore, in abbinamento ad antidepressivi di nuova generazione (SSRI). In seguito a valutazione specialistica, possono essere utilizzati anche gli antidepressivi triciclici (TCA), buspirone e/o betabloccanti. Una fra le molecole, facenti parte della famiglia degli (SSRI), che nei casi più gravi, in clinica, ha dimostrato la maggior efficacia nella cura del disturbo da panico, è la Paroxetina somministrata a dosi medio-alte (di norma 40 mg al giorno).
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