Tutti quanti proviamo ansia; fa parte della nostra vita, del corredo emotivo con cui nasciamo, cresciamo e ci affacciamo al mondo. E tutto ciò ha una sua ragione di essere: l’ansia, entro certi limiti, induce a reagire e quindi ad essere pronti dinanzi a prove come anche a potenziali pericoli. Tuttavia quando diventa eccessiva, l’ansia finisce per diventare disfunzionale, condizionando in modo esagerato e negativo la nostra vita. Una forma di ansia che può inficiare sul nostro equilibrio psicoaffettivo come anche sul nostro lavoro, sulla vita relazionale e sociale oltre sull’umore, è l’ansia prestazionale.
L’ansia da prestazione è uno stato esagerato di apprensione e tensione legato al raggiungimento di traguardi e obiettivi. Alla base di ciò, vi è l’idea che la prova da affrontare sia troppo difficile o addirittura impossibile e/o la convinzione di non essere all’altezza o in grado di affrontarla.
Infatti solitamente l’ansia prestazionale è legata a carenza di autostima e soprattutto di autoefficacia, ovvero di fiducia nelle proprie capacità. Inoltre chi soffre di ansia prestazionale, teme il giudizio altrui. L’ansia prestazionale induce molte persone ad evitare le situazioni sociali e prestazionali temute, con conseguente ed inevitabile rinforzo negativo e mantenimento della condizione di ansia e soprattutto delle convinzioni che ne stanno alla base, in quanto proprio in virtù dell’evitamento viene meno la possibilità di verificare quanto pensato.
L’ansia prestazionale si può manifestare in vari e diversi ambiti della vita: lavorativo, scolastico, relazionale-sociale, sessuale, sportivo….Ad oggi l’ansia da prestazione è in forte aumento, verosimilmente perché viviamo in una società che dà molta importanza ai risultati e alle prestazioni appunto. E purtroppo questo fenomeno non riguarda solo gli adulti ma è sempre più diffusa anche fra i bambini, sia nell’ambito scolastico che sportivo e attitudinale.
Poiché l’evitamento costituisce un fattore di mantenimento dell’ansia prestazionale, per prima cosa è importante sostituire le condotte di evitamento con l’esposizione alle situazioni ansiogene. A tal proposito, nel caso in cui l’ansia sia particolarmente acuta, può essere consigliabile anche definire una scala dell’ansia delle situazioni ansiogene e procedere con un’esposizione graduale. Parallelamente al fronteggiamento comportamentale, si interviene anche su un piano cognitivo. Infatti poiché l’ansia da prestazione è determinata da convinzioni distorte sia in riferimento alla prova da affrontare sia in riferimento a se stessi, il focus principale d’intervento consiste proprio nella gestione dei pensieri ansiogeni recuperando pensieri più razionali e realistici, in virtù anche delle esposizioni suddette. Infine è importante anche intervenire sui belief alla base della disistima in se stessi e nelle proprie capacità, al fine di favorire un rafforzamento personale e quindi prevenire ricadute nel tempo.
Ambulatori Dr.Francesca Lemmi: