Scopriamo insieme come si usa il regolo ostetrico per prevedere la data del parto del nostro futuro bambino.
Tipi di parto: naturale, cesareo, indotto, in acqua… pro e contro
Parto naturale o parto cesareo?
Alcune donne scelgono di partorire senza l’utilizzo di farmaci e si affidano a tecniche come il rilassamento e la respirazione controllata per gestire il dolore. Nel parto naturale, la madre ha il controllo sul proprio corpo e di solito ha un compagno durante il travaglio che con grande delicatezza fa da supporto durante le varie fasi.
Il parto naturale viene spesso associato con l’essere “coraggiose” o “martiri”. Le madri che lo scelgono tuttavia considerano semplicemente il parto come un fatto naturale. Molte donne dichiarano come partorire naturalmente sia un’esperienza estremamente stimolante e gratificante, nonostante il dolore.
Il parto naturale è un modo per dare alla luce, lasciando che la natura faccia il suo corso. A tale scopo, il parto naturale prevede di:
- Partorire senza l’ausilio di farmaci, inclusi antidolorifici e la stessa epidurale
- Utilizzare pochi interventi artificiali fino ad arrivare a partorire con la sola ostetrica e senza nessun medico se non per il solo monitoraggio fetale o durante l’episiotomia (quando si effettua un taglio nella regione tra la vagina e l’ano chiamato perineo, per fare spazio al bambino di uscire)
- Permettere alla donna di condurre il processo di travaglio e il parto nel modo più comodo
Molte donne con gravidanza a basso rischio scelgono la via naturale per evitare i possibili rischi che i farmaci possono comportare per la madre o il bambino. Gli antidolorifici possono, infatti, influenzare il parto stesso, riducendo, per esempio, la pressione sanguigna, rallentando o accelerando le contrazioni, causando nausea o generando un senso di mancanza di controllo. Diverse donne che scelgono il parto naturale dichiarano, infine, di volere essere più in contatto con l’esperienza del parto gestendolo in modo più proattivo e collaborativo.
Parto Cesareo
Il taglio cesareo è un intervento chirurgico il cui scopo principale è quello di salvare la madre e/o il bambino, quando il parto vaginale non si può fare. Ci sono diverse ragioni per cui si può ricorrere al taglio cesareo: alcune sono note già prima del parto, altre emergono in stati di emergenza. Il cesareo è, perciò, una via d’uscita da utilizzare in caso di pericolo ed è una grande invenzione per salvare due vite umane.
Esso, tuttavia, viene sempre più utilizzato per ovviare anche a fenomeni di stress, ansia e paura legati naturalmente al parto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda un tasso di cesarei dal 10% al 15% da attuarsi soprattutto in ospedali universitari in grado di gestire un maggior numero di gravidanze complicate. Alcuni paesi scandinavi e i Paesi Bassi mantengono una media di cesarei che si attesta intorno al 10%.
Accanto al sempre maggiore ricorso al cesareo da parte dei medici, c’è anche una crescente richiesta da parte delle donne di partorire con il taglio cesareo per non rovinare il tratto vaginale riproduttivo implicato nel parto.
Per fare un esempio, il Brasile ha un tasso di parti cesarei altissimo che aumenta tra le fasce sociali più alte, indicando un ricorso a mezzi finanziari per ottenere un parto cesareo al posto di quello vaginale.
Parto Cesareo: pro e contro
Da questo punto di vista c’è chi pensa che siamo in un momento cruciale nella storia del parto: da una parte, la gravidanza e il parto vengono considerati “ad alto rischio” a causa dell’età in cui si partorisce e le donne vengono considerate sempre più incapaci di partorire in maniera naturale. In questo caso, la chirurgia addominale può essere vista come un modo per evitare tutti i mali del parto vaginale. Dall’altra parte, nasce la necessità di offrire alle donne il tempo, lo spazio, la privacy e la fiducia per mettere al mondo i loro i bambini, ricorrendo al taglio cesareo solo nel caso di alto rischio per la vita della mamma o del bambino.
Molte donne che hanno provato un taglio cesareo durante la prima gravidanza tendono a identificarlo con una cattiva esperienza: “Non voglio un altro cesareo perché so quanto tempo ci vuole per recuperare. Molte donne che hanno partorito in modo naturale sono state in grado di alzarsi e fare quello che volevano, quasi subito dopo“. Un parto vaginale dopo un cesareo, perciò, risulta essere la scelta più indicata e gettonata dalla maggior parte delle donne.
Bisogna anche dire che il parto vaginale è diverso per ogni donna e che ognuna ha la sua personale esperienza con esso. Tuttavia, quasi tutte le donne che partoriscono in questo modo riferiscono di sentire un misto di emozioni tra:
- Sollievo
- Esaurimento
- Euforia
- Amore
- Felicità
- Realizzazione
Anche le sensazioni fisiche variano a seconda della esperienza individuale. Alcuni sentimenti comuni fisici sono:
- Dolore addominale (come ecchimosi)
- Dolore perineale (tanto più se ci sono i punti di sutura per epistomia)
- Dolore del coccige
- Dolore all’ano
- Gambe stanche (in piedi, in ginocchio o accovacciata)
Per il dolore perineale alcuni ospedali offrono pacchetti di ghiaccio piccoli, utili soprattutto per i lividi. Un bagno di sale è ottimo anche per ridurre i lividi e per garantire pulizia e disinfezione oltre che per rilassarsi.
Parto indotto: come funziona
Il parto viene indotto solo nel caso in cui non avvenga in maniera spontanea e comunque dalla quarantesima settimana. Il periodo normale di gestazione deve essere di 37 settimane + 1; pertanto dalla 39ma in poi la donna va tenuta sotto osservazione medica per considerare la necessità di indurre il parto con sostanze farmacologiche. Ci sono diverse ragioni mediche per cui si rende necessaria l’induzione del travaglio. Esse sono:
- Quando si sviluppa una complicanza come ipertensione, preeclampsia, malattie cardiache, diabete gestazionale, o emorragie varie
- Se il bambino è in pericolo di malnutrizione e basso ossigeno dalla placenta
- Se il sacco amniotico è rotto, ma il travaglio non è iniziato entro 24 – 48 ore
- Se c’è un’infezione all’interno dell’utero conosciuto come corioamnionite
Come si ottiene un parto indotto
Il travaglio può essere indotto con i seguenti metodi:
- Farmaci
- Ossitocina
- Rottura artificiale delle membrane del sacco amniotico
- Con il gel attraverso la stimolazione naturale delle contrazioni
Parto in acqua
Il parto in acqua consiste nel partorire in una vasca di acqua calda. La teoria che sta dietro il parto in acqua è che il bambino è stato nel sacco amniotico per 9 mesi e la nascita in acqua è quella in un ambiente più simile a quello cui è abituato. E’ convinzione di molte ostetriche che ridurre lo stress durante il travaglio e il parto riduce anche le complicanze fetali. E’ importante dire però che il parto in acqua, per quanto sia molto naturale, deve sempre avvenire sotto la supervisione di un medico.
Benefici del parto in acqua: vantaggi per la madre
- L’acqua è rilassante e confortante
- Nelle fasi successive del travaglio l’acqua sembra aumentare l’energia della donna
- La spinta idrostatica riduce il peso corporeo, permette la libera circolazione e il nuovo posizionamento
- Il galleggiamento favorisce le contrazioni uterine e una migliora la circolazione sanguigna, con conseguente migliore ossigenazione dei muscoli uterini, meno dolore per la madre, e più ossigeno per il bambino
- L’immersione in acqua aiuta spesso abbassare la pressione sanguigna causata dall’ansia
- L’acqua sembra alleviare lo stress ormonale, permettendo al corpo della madre di produrre endorfine, che sono inibitori del dolore
- L’acqua fa sì che il perineo diventi più elastico e rilassato, riducendo l’incidenza e la gravità della lacerazione come la necessità di una episiotomia e punti di sutura
- L’acqua fornisce un senso di privacy, che rilascia inibizioni, ansia e paure
Benefici del parto in acqua: vantaggi per il bambino
- Fornisce un ambiente simile a quello del sacco amniotico
- Allevia lo stress del parto, fornendo rassicurazione e sicurezza
Parto in acqua: i rischi per la madre e il bambino
Negli ultimi 30 anni la popolarità del parto in acqua è cresciuta e di conseguenza le ricerche per determinarne i rischi. Alcuni studi dimostrano tassi di mortalità perinatale delle nascite in acqua nella media. Secondo un articolo scritto da eminenti ricercatori, ci può essere un rischio teorico di embolia in acqua. Sebbene, infatti, la fiducia verso il parto in acqua sia del 95% esiste un minimo rischio che l’acqua possa entrare nei polmoni del bambino a causa di parti particolarmente stressanti. I bambini, infatti, ricevono ossigeno attraverso il cordone ombelicale fino a quando iniziano a respirare da soli o fino a quando il cordone viene tagliato. Ecco perchè è molto importante ricorrere al parto in acqua presso cliniche specializzate e anche perchè sono poche le donne che riescono ad ottenere l’autorizzazione a questo tipo di parto. Ci sono, infine, delle situazioni non ideali per il parto in acqua. Esso posso essere riassunte in:
- Presenza di Herpes; esso, infatti, si trasmette più facilmente in acqua
- Quando il bambino è podalico
- In caso di arto gemellare per cui bisogna studiare bene la situazione con il medico
- Parto pre-termine.
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