Save the Children: “Stop al divario occupazionale di genere entro il 2030”

di Manuela Zanni


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Secondo il report risulta che nell’anno della pandemia 96 mila mamme con figli minori hanno perso il lavoro. Tra di loro, 4 su 5 hanno figli con meno di cinque anni: sono quelle mamme che a causa della necessità di seguire i bambini più piccoli, hanno dovuto rinunciare al lavoro o ne sono state espulse.

Le nascite, inoltre,  in Italia hanno registrato una ulteriore flessione, meno 16mila nel 2020 (-3,8% rispetto all’anno precedente).
Una situazione che si è solo aggravata con il Covid, ma che già prima della pandemia vedeva molte donne lasciate fuori dal mercato del lavoro a causa dell’impossibilità di coniugare vita lavorativa e familiare e realizzazione personale.

Il virus e le rigide  regole per contrastarlo, in regioni dai colori cangianti a seconda delle risultanze infieriscono su un paese sfiancato dalla crisi troppo lunga, che ha superato la soglia (anche psicologica) dei 100 mila decessi, nel quale le preoccupazioni per le proprie e generali sorti economiche attanagliano quanto quelle
sanitarie, che cerca la forza di serrare i ranghi e ripartire, facendosi coraggio in attesa della disponibilità dei vaccini.

In questo panorama molte donne  si  sono trovate- e si trovano ancora- di fronte ad un contesto inedito, di percorsi nascita modificati, di attività traghettate in modalità online, di ansia e insicurezza per la paura del contagio.
I genitori, le mamme in particolare,  hanno versato un tributo altissimo alla crisi in corso, con un aumento del carico di cura non retribuito e una forte penalizzazione sul mercato del lavoro.


Numerose ricerche rilevano, infatti,  che le donne divenute madri possano sperimentare decrementi del proprio reddito child penalty materni, ma non quelli paterni. In Italia, secondo quanto osservato dalle analisi .La penalità è molto pronunciata nel breve periodo ma permane anche a diversi anni di distanza dalla nascita.
Le cause di tale penalità riflettono una serie di aspetti, compresenti nella nostra società e che possono spiegare in parte la sussistenza di tale sperequazione economica, dalla preferenza delle madri (effetto non osservato nei padri) di dedicare più tempo alla famiglia.
Se la scelta di avere figli o meno è molto personale e dipende da numerose variabili, le condizioni di contesto, tra cui  le politiche pubbliche e la disponibilità di servizi accessibili e di qualità, possono influenzarla considerevolmente.
Va comunque sottolineato che  le donne, che nel 2018 guadagnavano ancora in media il 14 % in meno degli uomini, continuano a farsi carico delle responsabilità di cura familiare e hanno difficoltà a entrare e rimanere nel mercato del lavoro, con conseguenze che si ripercuotono anche a livello pensionistico
Nel  documento, si indica come obiettivo minimo per ciascun Paese membro di  dimezzare il divario di genere a livello occupazionale rispetto al 2019 entro il 2030.

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