Con i figli, si sa, ci vuole sempre tanta tanta saggezza. Anche in occasione delle pagelle di fine quadrimestre in arrivo è bene avere un piano d’azione che prenda in considerazione le varie ipotesi possibili e sia efficace nella correzione e nel miglioramento. Vediamo quindi come comportarsi all’arrivo della pagella di fine quadrimestre.
Evitiamo le aspettative
Sì, i voti sono importanti ma non lo sono più di tutto il resto. L’arrivo della pagella di fine quadrimestre rischia di creare -sebbene con le migliori intenzioni- una valanga di aspettative, belle o brutte, che generano ansia e spreco di energie. I rischi connessi alle aspettative genitoriali nei confronti dei voti in pagella, infatti, sono decisamente gravosi: si va dall’abbassamento dell’autostima all’innalzamento del livello di aggressività e allo stress… solo per citarne alcuni. Quindi, la prima cosa da fare quando si aspetta la fine del quadrimestre è cercare di non dare troppa importanza ai voti che la pagella riporterà senza invece prestare la necessaria attenzione a come stanno davvero i nostri figli.
Evitiamo i giudizi
La scuola è cambiata molto nel corso degli anni e anche il sistema educativo tout court non è certo quello di trent’anni fa. Oggi i discenti imparano molte (troppe) cose, anche in ambiti differenti da quello prettamente scolastico e il gap generazionale che si è creato in pochi decenni a volte sembra davvero incolmabile. Ecco, dunque, che l’arrivo della pagella di fine quadrimestre può essere l’occasione per riagganciarsi, laddove l’aggancio si sia sperduto, con i contenuti della vita dei nostri figli. I nostri giudizi, a maggior ragione, sono inutili e fuorvianti perchè inducono gli scolari/figli di oggi a sentirsi non compresi e, peggio ancora, “incomprensibili” nella loro attualità. Una lettura accurata dei voti, ovvero del vissuto che essi rappresentano, è perciò necessaria, al di là di ciò che può essere il un personale giudizio: in fondo la scuola giudica già a sufficienza, sebbene spesso la pedagogia si sia interrogata sull’effettivo valore didattico dei voti scolastici. Piuttosto parliamo ancor di più con i figli e poi anche con la scuola.
Sì all’incoraggiamento…
Anche se arriva un 3? Ebbene sì e, anzi, a maggior ragione. Sarà dura fare questo passaggio dal giudizio all’incoraggiamento, ma incoraggiare e lodare saranno azioni a dir poco risolutrici anche nei casi peggiori di “refrattarietà educativa”! E dopo aver appurato e lodato ciò che è stato fatto bene, allora si potrà passare all’incoraggiamento certi che, al di là delle défaillance del momento e proprio grazie a quelle, la ripresa è possibile.
Punizioni sì o no
Anche su questa spinosa faccenda la pedagogia scolastica si è a lungo interrogata e si interroga di continuo. Risultato? La punizione produce effetti differenti a seconda dei caratteri e dell’età dei nostri figli, ma quasi sempre essa non produce i risultati positivi sperati. Dovrebbe essere commisurata ai danni, condivisa in una specie di patto educativo con i nostri figli e, qualora si giunga a ritenerla necessaria, può essere applicata per permettere di interiorizzare l’insegnamento che con essa si vuole dare e cioè che ad ogni causa corrisponde un effetto. Se la punizione, all’arrivo della pagella del primo quadrimestre, perciò, non riesce a trasmettere questo messaggio, evitatela! Viceversa, essa verrebbe vissuta solo come un abuso di potere degli adulti verso i giovani.