Quasi tutti i bambini in tenera età giocano a ripetere la filastrocca dei numeri come una attività di gioco che praticano insieme a tante altre. Questo è un momento importante poichè gli studi scientifici hanno dimostrato che fin dai primi mesi di vita moltissime abilità matematiche si sviluppano progressivamente.
Nei successivi cambi di ciclo scolastico succede invece che sempre più ragazzi e ragazze, queste ultime in particolar modo, iniziano a non amare la matematica. Anzi, la materia diventa fonte di malessere ed ansia e costituisce occasione di ripetuti insuccessi. I genitori e gli adulti spesso tendono ad attribuire la bravura in matematica all’intelligenza o al “essere portati”, e spesso anche i bambini la pensano in questo modo. Le prime cause di insuccesso nella matematica sembrano essere la mancanza di motivazione, un atteggiamento di paura nei confronti dell’errore ed una rigidità nell’applicazione di regole e procedure.
Tutto questo non va però confuso con la discalculia intesa come disturbo specifico di apprendimento. Molti ragazzi che alle medie e alle superiori vanno male in matematica non sono necessariamente discalculici. La percentuale di insuccesso nella matematica si aggira attorno al 20% e, per fortuna, non coincide interamente con coloro che hanno il disturbo specifico. Molti studenti che hanno difficoltà in matematica hanno la possibilità di migliorare in modo significativo i loro risultati attraverso una didattica accogliente nei confronti dell’errore ed incoraggiante verso la scoperta di strategie matematiche, superando un approccio fatto solo di procedure rigide. Più in generale spesso nell’educazione si sottovaluta l’importanza di imparare a giocare con i numeri e con la logica, traendo piacere dalle molteplici possibilità di analizzare i problemi della realtà.
Tuttavia tra questi studenti alcuni, nonostante una didattica adeguata, continuano a mostrare persistenti difficoltà, specie in alcune tipologie di compito.
Nel mondo scientifico la discalculia, più degli altri DSA, non ha una definizione univoca e il dibattito e la ricerca sono ancora aperti. In Italia un documento di intesa stipulato nel 2012 tra i maggiori esperti italiani e le associazioni e società scientifiche di categoria ha consentito di individuare alcune linee guida per la diagnosi e per una sua definizione in base ad alcuni modelli scientifici.
Vengono individuati tre possibili profili di discalculia:
Assieme alle specificità finora individuate nell’area del numero e del calcolo, spesso si associano anche difficoltà nella risoluzione dei problemi e nell’area della geometria.
Bisogna sottolineare che finora per l’individuazione della discalculia è stato applicato un modello dicotomico – o c’è discalculia o non c’è – in base al quale i disturbi specifici sono geneticamente determinati. Invece adesso si sta sviluppando una linea di pensiero che dà un enorme importanza al ruolo dell’ambiente e all’educazione, come fattori che incidono attivamente sulla capacità cerebrale di creare connessioni neuronali e modificare le proprie attitudini e capacità, superando anche potenziali difficoltà.
Di norma, la diagnosi clinica di discalculia, disturbo che può presentarsi con altri DSA oppure anche isolatamente, può essere redatta solo in seguito a sei mesi di intervento didattico-riabilitativo adeguato – intensivo e specifico – e non prima della terza elementare.
È possibile prevenire o attenuare notevolmente sia l’espressività della discalculia che le difficoltà in matematica attraverso una didattica scolastica attenta a utilizzare riferimenti visivi e concreti, che mantengano il bambino agganciato al significato profondo della numerosità e del calcolo, invece che attuare una didattica basata su aspetti più linguistici, mnemonici e procedurali. Per fare un esempio, significa che invece di puntare in maniera consistente sullo svolgimento di operazioni aritmetiche in colonna, è utile sviluppare strategie di calcolo non fini a se stessi, ossia al risultato ma che diventino occasioni di sviluppo di intelligenza numerica e matematica, perché consentono di lavorare strategicamente e comprendere la struttura dei numeri e del calcolo.
Occorre anche puntare a fare ricostruire il significato di regole, formule e procedure con enorme cautela nell’usare, soprattutto a supporto delle difficoltà, strumenti compensativi che vadano a sostituirsi al ragionamento. In generale serve una didattica che sia attenta ai riferimenti che la ricerca scientifica sempre più fornisce a livello teorico. Ma soprattutto bisogna motivare i bambini e i ragazzi, farli agire in prima persona, a livello corporeo, attraverso un processo di scoperta e confronto in gruppo, valorizzando e ragionando sugli “errori intelligenti” come occasione di riflessione per scoprire i propri processi cognitivi, controllarli, migliorarli grazie alle strategie costruite e al senso di autoefficacia.
D’altra parte, quando questa didattica non viene attuata o vi sono persistenti e specifiche difficoltà e siamo in presenza di discalculia occorre poter svolgere un intervento di potenziamento personalizzato che possa investire le aree di difficoltà e potenziarle per supportare lo sviluppo di strategie nelle abilità matematiche di base. In questo modo anche ragazzi delle medie e delle superiori potranno poi, sia pur con alcuni accorgimenti e riduzioni nella quantità dei compiti, affrontare il programma scolastico.
Dott.ssa Giulia Lampugnani – Pedagogista
Dott. Davide Ferrazzi – Specialista in disturbi specifici dell’apprendimento
Fondatori e responsabili di Talenti fra le Nuvole Onlus
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