In realtà solo pochissimi bambini (circa cinque su cento) scelgono, per nascere, esattamente il giorno previsto dai calcoli ginecologici sulla base della data dell’ultima mestruazione. La maggioranza nasce o nei dieci giorni precedenti o, soprattutto (il 60%), nelle due settimane successive.
Cosa accade al bambino
Ormai dovrebbe trovarsi in posizione cefalica (con la testa verso il basso, pronto a nascere): se è così, durante questo mese la testa potrebbe incanalarsi nella cavità pelvica. Si muove sempre meno a causa dello spazio ridotto, continua però a tirare pugni e calcetti e ha spesso il singhiozzo.
La pelle è rosea, gli apparati respiratorio e digerente si prepara a funzionare e l’intestino è pieno di meconio, un liquido verdastro che fuoriuscirà in seguito ai primi movimenti intestinali.
A 38 settimane, il parto viene considerato ormai “a termine” poiché il bambino è pronto per nascere.
Alla fine della gravidanza il bambino pesa mediamente 3 Kg ed è lungo 50 cm.
Cosa accade alla mamma
Il fatto che il bambino scenda leggermente verso il basso fa si che la mamma respiri più agevolmente. Permane lo stimolo a urinare frequentemente e sono possibili piccole perdite di urina.
Circa i due terzi delle donne hanno le caviglie gonfie e quasi tutte doloretti di vario tipo, soprattutto alla schiena e al pube, dovuti al peso e alla preparazione al parto dei tessuti, che può iniziare settimane prima del travaglio vero e proprio.
Sia per motivi fisici che emotivi, la donna nel nono mese di gravidanza soffre spesso di insonnia.
La donna può avertire contrazioni indolori (contrazioni di Braxton Hicks), come nei mesi precedenti, ma anche contrazioni dolorose che però non segnano l’inizio del travaglio. Le “false contrazioni” sono caratterizzate dal fatto di non aumentare di frequenza e di intensità e sono caratteristiche del periodo prodromico, che precede il travaglio vero e proprio anche di parecchi giorni.
Cosa c’è da fare
Terminate la valigia per l’ospedale, se non l’avete ancora fatto: il bambino potrebbe nascere da un momento all’altro.
Anche quest’ultimo mese si ripetono le analisi delle urine e del sangue, comprensive di toxo test se necessario.
Una visita ginecologica potrà stabilire se il collo dell’utero si sta appianando e se c’è già una piccola dilatazione, segno che il parto si sta avvicinando.
In prossimità del parto è necessario fare particolare attenzione a non contrarre la varicella, che a seconda del momento in cui la madre si ammala potrebbe risultare pericolosa per il nascituro.
Giunta a 40 settimane, se non ha ancora partorito, la donna viene monitorata regolarmente e si attendono al massimo altre due settimane, dopo di che il parto viene indotto.
Chi lo desidera, può aiutarsi con l’omeopatia nella preparazione al parto.
Se si opta per l’anestesia epidurale, è necessario prenotare una visita con l’anestesista intorno alle 35-36 settimane.
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