La dislessia, questa sconosciuta! La dislessia, tra mito e realtà, e poi la dislessia nella realtà. Quella di Carlotta Jesi, mamma di due bambini dislessici, che ha deciso di raccontarci la “storia della loro dislessia”, quasi come fosse un’avventura familiare.
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[amazon] Carlotta Jesi, I miei bambini hanno i superpoteri. Storia della nostra dislessia [/amazon]
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Il titolo del libro già la dice lunga sulla positività di questo racconto tra le mura domestiche di una mamma alle prese con bambini dislessici, ovvero di bambini che di primo acchito “non sanno scrivere”, ma che poi scopri che, semplicemente, pensano per immagini.
I miei bambini hanno i superpoteri, infatti, è un titolo che fa venire voglia di conoscere questi piccoli e simpatici superman da cui ci si aspetta che facciano cose supersoniche. E che cosa fanno Tommaso e Filippo, ovvero questi due bambini con i superpoteri?
Intanto Tommaso e Filippo, assieme a mamma e papà, sopportano, che non è cosa da poco, di sentirsi dire centinaia di volte: “Scrivi meglio”, “Scrivi meglio”, “Scrivi meglio”.
“Credete che se riuscissi a scrivere meglio e più veloce non lo farei?” ha detto uno dei due un giorno ad un compagno di classe. Insomma, i bambini dislessici hanno il superpotere della sopportazione, tanto per iniziare. Inoltre i bambini dislessici hanno anche altri superpoteri: quelli di tutti i bambini. Sono ingegnosi, creativi, fantasiosi.
I dislessici, poi, spiega l’autrice “hanno un modo di pensare che è da quattrocento a duemila volte più veloce del ragionamento verbale e molto, molto diverso; mentre un non dislessico pensa in modo lineare, costruendo le frasi una parola per volta, un dislessico lo fa in modo evolutivo; l’immagine che ha in testa cresce man mano che il processo mentale aggiunge altri concetti a quello principale. Fa un ragionamento spaziale che si focalizza sulla forma, la dimensione, la posizione, l’orientamento, il moto e l’interazione delle cose. Quindi il motivo per cui, scrivendo, i dislessici invertono lettere come la b e d o numeri come il 6 e il 9, è lo stesso che dà loro una capacità fuori dal comune di manipolare le immagini, di pensare differente, di essere innovatori“.
Forse pensavate ci si riferisse al mito ormai noto che molti geni e premi Nobel erano dislessici durante la loro infanzia? No, l’autrice probabilmente non si riferiva a questo perchè è bastato ascoltare suo figlio per capire che ai bambini non importa molto di questa storia dei premi Nobel e dei geni. E, infatti, dice: “La prima volta che ho detto che Einstein da bambino aveva la pagella zeppa di 5 e poi ha vinto il Nobel, mio figlio ha fatto spallucce: a dodici anni del “poi” non te frega niente, conta solo l’adesso. “Già, ma come si sentiva a prendere quei 5 davanti ai suoi compagni?”, mi ha replicato. Perché Tommaso ce l’aveva detto benissimo come si sentiva lui: un pezzo di corda buttato per terra. A tanto è arrivata la sua sofferenza”.
Che cosa aspettarsi dunque dal libro “I miei bambini hanno i superpoteri. Storia della nostra dislessia“? Sicuramente non cure miracolose, e nemmeno retoriche pericolose. Forse ci si può aspettare il buonumore di una mamma; qualche lampo di genio di quelli che solo le mamme sanno avere, o forse solo la storia di una convivenza quotidiana, pregnante e reale di una famiglia in cui vivono due bambini dislessici!
E’ poi un modo diretto, anche per i non addetti ai lavori, per conoscere la dislessia e, magari, riuscire ad intervenire nel modo corretto. A questo punto, meglio leggerlo!
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