Guida alla scelta della scuola elementare: come orientarsi?

di cinziaR


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Arrivato il momento della scelta della scuola elementare per i nostri bambini, quindi, ci si può trovare in difficoltà, sia perchè oggi le metodologie didattiche sono tante sia perchè sono tutte, a loro modo, valide.

Inoltre la scuola, nel tempo, ha subito tanti e tali cambiamenti che, se da un lato i programmi didattici sono diventati sempre più vasti e articolati, dall’altro emerge la necessità di alleggerire i bambini dal peso del troppo studio. Come fare allora ad orientarsi nella scelta della scuola elementare che abbia il miglior metodo per loro? Ecco una guida.

Nella scuola primaria (anche detta scuola primaria elementare) tra i 5 e gli 11 anni i bambini ricevono l’istruzione che permetterà loro di imparare di imparare a leggere, scrive e fare i calcoli matematici.

Alla scuola primaria, poi, si impara anche e soprattutto l’affettività, la motricità, l’alimentazione (possibilmente sana) e il rispetto degli altri. Per finire, oggi si insegnano anche la musica e l’inglese, la religione e l’intercultura.

In realtà, la scuola moderna di oggi è il risultato di un lungo disquisire e testare i metodi migliori per far crescere i bambini in età scolare nel modo più naturale ed efficace possibile. Per questo motivo, sul campo ci sono dei metodi pedagogici che risultano essere attualmente i più efficaci, nell’ottica di una istruzione che sia anche educazione ,che porti il bambino ad una più naturale metodologia di studio ed apprendimento.

Vediamo quali sono i metodi e i concetti pedagogici più accreditati in materia di scuola elementare.

Il metodo Steineriano nella scelta della scuola elementare

Abbiamo già affrontato i concetti alla base del metodo steineriano elaborato dal pedagogista Steiner; rivediamoli per quanto riguarda la scuola elementare.

Il metodo Steiner si fonda innanzitutto sulla concezione di base che il bambino è un essere in divenire e che il suo sviluppo psicofisico riguardi le diverse fasi di sviluppo, articolate in cicli di sette anni. Le fasi dello sviluppo sono quindi così suddivise: 0-7 anni; 7-14 anni; 14-21 anni.

La pedagogia steineriana si basa di conseguenza su questi punti cardine:

  • rifiuto di un insegnamento nozionistico
  • attenzione alle discipline artistiche (musica, pittura, teatro)
  • rispetto delle varie età evolutive del bambino senza insegnamento “forzato” o dato prematuramente (prescolarizzazione).

I concetti alla base di questo metodo risultano indubbiamente ancora attuali a distanza di un secolo dalla loro elaborazione perchè si basano su un principio cardine, secondo cui “è importante trasmettere al bambino gli insegnamenti, senza forzature e con naturalezza, rispettando la sua età e la sua naturale voglia di muoversi, disegnare, ballare ed essere creativo“.

Il metodo Montessori nella scelta della scuola elementare

Per Maria Montessori il bambino, specialmente nei primi due anni di vita, deve essere lasciato libero di creare ed esplorare in quanto l’intellettualizzazione e la razionalità scaturiscono solo dopo, in automatico, dalla sua ricerca spontanea, principalmente di tipo motorio e sensoriale. Questo principio, peraltro, ha ispirato la moderna psicomotricità infantile.

La Casa dei bambini fondata da Maria Montessori nei primi del ‘900 a Roma è praticamente uno dei modelli pedagogici e formativi più elevati di educazione del bambino, maggiormente riconosciuti al mondo e ispira le moderne scuole montessoriane di ogni ordine e grado.

Come è noto, il metodo Montessori nelle scuole si basa sull’apprendimento più pratico e meno teorico possibile.

Le metodologie didattiche di apprendimento attivo

Oggi, inoltre, le idee e proposte che si basano sui fondamenti della pedagogia più libera e rispettosa del bambino sono tante. Si parla infatti molto delle cosiddette tecniche di apprendimento attivo che si stanno introducendo e sperimentando all’interno delle scuole moderne e che si praticano spesso anche a livello sperimentale nelle scuole primarie pubbliche.

Cos’è l’apprendimento attivo?

L’apprendimento attivo si verifica quando una persona prende il controllo della propria esperienza di apprendimento. In questo senso, un apprendimento attivo incoraggerà gli studenti ad avere un dialogo interno in cui verbalizzare le conoscenze apprese. In ultima analisi ciò permetterà agli studenti di distinguere “ciò che capiscono da ciò che non capiscono” in una maniera attiva e partecipata, con un gran guadagno cognitivo, dal momento che la comprensione delle informazioni è l’aspetto fondamentale dell’apprendimento che in caso contrario diventa passivo e disfunzionale.

Come rendere possibile un apprendimento attivo in classe? Ad esempio con una metodologia didattica di apprendimento attivo che sta riscuotendo molto successo: quella della classe capovolta, anche detta flipped classroom.

In cosa consiste? Tradizionalmente a scuola i maestri spiegano la lezione e gli studenti ascoltano passivamente. A casa, gli studenti studiano sui libri e, tornati in classe, vengono interrogati.  Nelle classi capovolte accade esattamente il contrario e le lezioni sono spesso fatte in casa, grazie ai video che permettono agli educandi di apprendere seguendo i propri ritmi.
Una volta in classe, ci si divide in gruppi di lavoro e si fanno le verifiche, guidati dall’insegnante, che non è in cattedra ma gira tra i banchi e dedica a ognuno il tempo necessario.

Oggi in Italia, sono circa 2.000 i docenti iscritti all’Associazione Flipnet, distribuiti dalla Sicilia al Trentino; condividono online materiali didattici ed esperienze e organizzano corsi di formazione, con enormi benefici in termini di cooperazione, interesse, autonomia e inclusione di allievi e docenti, ma anche dei genitori e delle altre figure educative, sempre più presenti nell’apprendimento moderno.

Le nuove frontiere: le scuole senza zaino

La rete delle scuole senza zaino rappresentano un nuovo metodo educativo dove, in pratica, i bambini abbandonano quello che è il loro zaino (che simbolicamente, rappresenta il peso dello studio) per dedicarsi ad uno studio più concreto e “fisico”. In queste scuole gli ambienti sono arredati con una grande varietà di strumenti didattici, tattili e digitali, le classi sono colorate, ordinate e ospitali e non ci sono banchi individuali ma solo tavoli organizzati a isole per condividere il materiale e aiutarsi a vicenda; si attrezzano divanetti per la lettura nonché agorà per la comunicazione collettiva. Non ci sono cattedre, voti o castighi e nemmeno premi. E, soprattutto, niente zaino, sostituito da una cartellina leggera per i compiti.

Le scuole senza zaino, inoltre, sono state paragonate a quelle che erano le scuole (o asili) di Mompiano, che seguivano a loro volta quello che era il metodo delle sorelle Agazzi, consacrato poi come modello educativo.

Le sorelle Agazzi sono in particolare note per la creazione del Museo delle Cianfrusaglie, ovvero di tutte quelle cose apparentemente inutili per un adulto, che invece per un bambino rappresentano materiale didattico allo stato puro. Sassolini, bottoni, gomme e qualsiasi altra cosa possa attrarre l’apprendimento spontaneo di un bambino, cioè, può diventare materiale didattico. Dopo gli oggetti possono essere ordinati secondo il colore o con un criterio via via più complesso, in modo da consentire esercizi sensoriali e di apprendimento attivo.

Una delle attività più conosciute di questo tipo di scuola è il giardinaggio, sul quale Rosa Agazzi torna con insistenza nelle sue opere e che ha molteplici scopi: occupare piacevolmente i bambini in un lavoro utile e all’aria aperta, dare loro la soddisfazione di veder nascere il fiore o il frutto del loro lavoro, istruirli sul ciclo delle stagioni in rapporto al ciclo naturale delle piante coltivate ed educare il senso della proprietà e delle responsabilità.

Come esse stesse hanno detto: “questo tipo di scuola rifugge, cioè, dallo scolasticismo; è una scuola in cui soprattutto si agisce, si parla, si vive come in famiglia. Attività come il disegno spontaneo, in cui il bambino riproduce il suo mondo interiore, il canto, l’esecuzione di facili lavoretti ornamentali sono di gran lunga più importanti del resto della didattica tradizionale“.

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