La gravidanza molare è quella gravidanza che non ha avuto successo perché il bambino non si è sviluppato. Il problema è dovuto a una massa di cellule che si sviluppano in modo anomalo nella placenta, la cosiddetta mola, che cresce rapidamente nell’utero al posto del bambino. La mola può essere rimossa solo chirurgicamente. Vediamo esattamente come funziona e cosa c’è da sapere.
In una gravidanza regolare la placenta ha il compito di fornire nutrimento al feto, rimuovendo anche tutte le sostanze da eliminare. La placenta è formata da cellule che in caso di gravidanza molare assumono comportamenti anomali non appena l’ovulo viene fecondato dagli spermatozoi. Per tali ragioni, proprio perché c’è la mola che è costituita da questa massa di cellule, la gravidanza molare viene anche definita tumore trofoblastico.
I sintomi non sono tantissimi, per cui non è detto che la gestante se ne accorga immediatamente: tra i più evidenti, e anche preoccupanti, c’è il sanguinamento vaginale. Comunque è possibile accorgersi della mola già durante la prima ecografia, quindi mediamente dalla decima settimana in poi.
Ci sono due tipi di gravidanza molare: il primo è la gravidanza molare parziale, in cui il feto si sviluppa e può essere visibile nella prima ecografia, ma per via di questa massa anomala purtroppo non sopravvive oltre i tre mesi Nella gravidanza molare totale, invece, queste cellule si riproducono così velocemente che non ci sono le condizioni per lo sviluppo del feto. Un’ulteriore differenza è che nella prima siamo in presenza di materiale genetico sia della madre che del padre, nella seconda quello della madre è del tutto assente.
In ogni caso la mola è una massa benigna, non cancerogena, che va comunque rimossa chirurgicamente attraverso il raschiamento, cosa che comporta l’esportazione di una parte della parete uterina.
LEGGI ANCHE:
L’attività fisica in gravidanza riduce il rischio di parto cesareo