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Diventare mamma: non solo difficolotà e paure
L’incremento del decennio successivo è per lo più dovuto al contributo degli stranieri e alle cosiddette “mamme dell’ultima ora”, le donne nate intorno al 1970 che per motivi di vario genere (studio, carriera, timore della responsabilità) hanno, tendenzialmente, scelto di diventare mamma a 40 anni o poco prima, ritardando la maternità rispetto alle precedenti generazioni. Se le cose non cambieranno in modo sostanziale, quindi, il numero è destinato a scendere nuovamente.
In Italia diventare mamma fa paura?
In parte si. Il primo motivo è di ordine sociale: le donne hanno scoperto il piacere della realizzazione professionale e dell’indipendenza economica, ma la politica non ha non ha attuato significativi provvedimenti in favore delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano: asili nido e aziendali sono ancora largamente insufficienti, l’innalzamento dell’età pensionabile rende i nonni mediamente meno disponibili a prendersi cura dei nipoti e, comunque, non tutti abitano vicini alle famiglie d’origine. Inoltre, manca un concreto sostegno economico a chi sceglie di far figli e, poiché lavorare è, nella situazione economica attuale, è ancor prima una necessità che una scelta, per molte donne diventa difficile gestire una famiglia con più figli: molte sono lavoratrici atipiche e senza diritti, il part time, anche per chi possa farne richiesta, è ancora difficile a ottenere nella pratica e la gestione dei figli, per motivi di ordine culturale, ricade in gran parte sulla donna.
Insomma, la paura di diventare mamme è più che giustificata sul piano razionale.
Dal punto di vista emotivo, inoltre, le donne non si sentono preparate ad avere figli poiché si è persa l’esperienza di condivisione familiare: la scomparsa della famiglia allargata e la diminuzione drastica del numero dei figli hanno privato gran parte delle donne di una “palestra” preziosa.
La tv dà spesso un’idea falsata della maternità: o il neonato è come se non ci fosse (per non intralciare, ad esempio, la trama del film), o le difficoltà sono esasperate, come in certe trasmissioni in cui le “tate” vanno in soccorso dei genitori, ritenuti incapaci di gestire i propri figli.
Oltre a quelle culturali e sociali, diventare mamma comporta una serie di paure che riguardano la sfera personale: la paura di non essere all’altezza, il timore della responsabilità, la paura di soffrire (fisicamente ma non solo), difficoltà legate a un rapporto conflittuale con uno dei propri genitori. Per i secondo figli e i successivi, si aggiungono le ansie legate alla presenza del figlio (o dei figli) già avuti, in particolare ci si chiede se sia giusto privarli di tempo e risorse economiche, si teme di turbare l’equilibrio esistente in famiglia, o che il nuovo arrivato possa non essere sano e costituire un peso per i fratelli.
Voglio diventare mamma!
Nonostante queste paure, che accomunano gran parte delle donne, spesso la voglia di diventare mamma prende il sopravvento.
Per diventare mamma, in caso di difficoltà a concepire in modo naturale, molte donne si sottopongono a trattamenti medici e, talvolta, le coppie sono costrette a recarsi all’estero e sostenere spese ingenti, a causa della legislazione italiana, piuttosto restrittiva sul tema della fecondazione assistita.
Il desiderio di diventare mamma (e papà) aiuta a superare le paure e le incertezze d’ordine pratico. Talvolta si fanno delle rinunce dal punto di vista economico, talvolta si chiede l’aiuto delle famiglie d’origine, non è raro che le donne rinuncino (volontariamente o meno) ad avanzamenti di carriera.
La gestione di casa e famiglia si fa più complicata e i ritmi più serrati, ma la gioia di avere un figlio ripaga la donna di fatica e difficoltà. Fortunatamente i papà d’oggi sono mediamente più collaborativi e presenti. Spesso, comunque, non si riesce ad andare oltre il primo figlio: il 50% dei bambini italiani è figlio unico, e poco più del 10% delle coppie sceglie di avere tre o più figli.
Riflettiamo sui dati
L’Italia rimane terzultima in Europa per numero di figli, con 1,34 figli per donna a fronte di una media europea di 1,5. Grazie a decenni di politiche a favore della famiglia e a una maggiore accettazione sociale delle situazioni “atipiche” (famiglie monoparentali, omosessuali, coppie di fatto: in Francia un figlio su due nasce fuori dal matrimonio, in Italia solo il 15%), nel 2007 i nostri “cugini” francesi hanno raggiunto la media di due figli per donna, la più alta in Europa.
Buon per loro, e peggio per noi: ricordiamo che le politiche a sostegno della famiglia non son generose elargizioni a fondo perduto, ma bensì intelligenti investimenti da parte dei governi più lungimiranti. Una popolazione come quella italiana, in cui la percentuale di over 65 è in crescita costante (se il trend rimane questo, si calcola che nel 2050 gli ultrasessantacinquenni saranno il 35% della popolazione), comporta una spesa sociale insostenibile. Più bambini significherebbe, fra qualche anno, un numero maggiore di contribuenti e consumatori, a vantaggio di tutti.
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