Epatosi gravidica: i sintomi, le conseguenze e la terapia

di Claudia Scorza


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L’epatosi gravidica, conosciuta anche con il nome di colestasi gravidica, è un disturbo che consiste in un rallentamento o ristagno della bile. Questo tipo di malattia si verifica in gravidanza con una frequenza fortunatamente bassa, ma è bene prestare attenzione ai sintomi per intervenire tempestivamente ed evitare di mettere in pericolo la salute del bambino.

Sintomi dell’epatosi gravidica

I sintomi dell’epatosi gravidica consistono principalmente in un prurito intenso generalizzato, che inizia solitamente sotto alla pianta dei piedi e sulle mani per poi concentrarsi maggiormente sulla pancia. Dopo la comparsa dei primi pruriti è opportuno svolgere specifici esami del sangue, come il dosaggio degli acidi biliari, delle transaminasi e della bilirubina, così da dare conferma della concentrazione di bile nel fegato.

Le conseguenze dell’epatosi gravidica

Le conseguenze dell’epatosi gravidica possono essere legate sia al bambino che alla mamma. Per quanto riguarda la salute della mamma, la colestasi gravidica può causare una maggiore tendenza ad avere emorragie post partum dovute ad un cattivo assorbimento della vitamina K. Di conseguenza questo può essere facilmente evitato fornendo alla gestante un supplemento di questa vitamina durante le ultime settimane di gravidanza. Una volta partorito, il prurito passerà ma è consigliato tenere controllati i valori biliari e l’ittero.

Per quanto concerne il bambino, un’epatosi gravidica trascurata può provocare danni seri al bambino, come sofferenza fetale, fino ad arrivare ad asfissia neonatale o a morte neonatale. Ciò accade a causa dell’accumulo di acidi biliari nel sangue che può diminuire la sintesi di surfattante polmonare, una sostanza che viene prodotta dal feto che porta alla maturità polmonare del bebè, consentendogli l’autonomia respiratoria quando nasce. Proprio per questi rischi, secondo le linee guida internazionali, è necessario non rimandare il parto oltre le 37 settimane per evitare maggiori pericoli.

Terapia dell’epatosi gravidica

Una volta che avviene la diagnosi dell’epatosi gravidica mediante esami del sangue specifici, il medico interverrà con il trattamento del prurito, probabilmente con antistaminici e pomate a base di cortisone. Di solito la terapia dell’epatosi gravidica più comune è a base di acido ursodesossicolico, un prodotto che può essere assunto anche a dosi elevate senza provocare particolari controindicazioni per il nascituro. In ogni caso, l’epatosi gravidica è una malattia transitoria che abbandona il bambino intorno ai 3 mesi di vita.

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