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Cos’è e a cosa serve il test di Boel, un esame che sembra un gioco
Tra il 7° e l’8° mese di vita del bambino il pediatra svolge con lui il test di Boel, un esame che sembra un gioco perchè prevede l’uso di bastoncini rossi, girandole e campanelli, ma che invece è un test dell’udito, dello sviluppo neuro-motorio e della vista del neonato. Vediamo nel dettaglio.
Cos’è il test di Boel e a che cosa serve?
Il test di Boel è un test di audiometria comportamentale, cioè dello studio dell’udito nel primo anno di vita mediante l’osservazione delle risposte comportamentali a stimoli acustici. In pratica si valuta se degli stimoli sonori sono in grado di provocare una serie di riflessi muscolari e neurovegetativi quali:
- il riflesso di ammiccamento e la rotazione del capo verso la sorgente sonora
- la contrazione tonica degli arti
- il corrugamento della fronte
- il pianto o il risveglio
- le modificazioni del ritmo respiratorio
Durante il test il pediatra si pone di fronte al bambino seduto in braccio alla mamma e, senza spaventare il piccolo, attrae la sua attenzione con un bastoncino rosso, una girandola, o un altro oggetto che lo interessi allo scopo di ottenere la sua attenzione. Quando il bambino è concentrato sull’oggetto distraente, il pediatra agita uno dei campanellini previste dal test (nel kit ci sono esattamente 4 campanellini d’argento che producono suoni di frequenza compresa tra 4.000 e 12.500 Hertz e di intensità non superiore a 45 decibel), provocando un rumore improvviso ed inatteso ad una frequenza ben determinata e che serve a dimostrare se il bambino sente bene o no.
Che cosa significa che il Boel test è positivo o negativo?
Il test di Boel negativo indica che il bambino non ha alcuna anomalia uditiva né di attenzione relativamente alle scale di misurazione di questo tipo di test.
Se, viceversa, durante il test il bambino non mostra alcuna reazione al suono dei campanelli si parla di test di Boel positivo.
In questo caso, come dicono le fonti mediche stesse, però, trattandosi di un test di distrazione, ovvero uno strumento di screening per indagare lo sviluppo neuro-comportamentale nel suo complesso e non la sola funzione uditiva, più che di una diagnosi specifica si può parlare di un test di Boel dubbio e che va perciò ripetuto dopo una settimana.
Se anche al secondo esame il test di Boel non risulta negativo, si parlerà di test di Boel positivo e sarà necessario eseguire valutazioni audiologiche più approfondite come l’impedenzometria (che valuta la funzionalità dell’orecchio medio), le otoemissioni acustiche (suoni generati dalle cellule ciliate esterne sia spontaneamente sia dopo stimolo acustico) ed i potenziali acustici evocati (si registrano le risposte delle vie nervose acustiche agli stimoli sonori inviati attraverso delle cuffie).
Quindi il test di Boel che si svolge dal pediatra, seppur nella sua importanza, può rappresentare solo una parte degli esami che riguardano l’udito del bambino e non la sua totalità, anche se questo test è molto importante per scongiurare il rischio di ipoacusia neonatale.
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