In psicologia sociale gli stereotipi di genere sono le idee strutturali che ognuno di noi ha sui generi sessuali e sociali (uomo, donna, maschio, femmina, bambino, bambina, maschietto, femminuccia) e di tutto ciò che ne consegue: giochi da maschietto e da femminuccia, lavori da uomo o da donna e così via.
Il fatto che da quando nasciamo veniamo educati con schemi sociali che si rifanno agli stereotipi di genere è molto importante perchè, per alcuni versi, avere punti di riferimento chiari, basati sui generi di appartenenza e in particolare, il genere sessuale, ci permette di strutturare la nostra appartenenza sia di genere che sociale. Ad un certo punto, ad esempio, le bambine vogliono indossare la gonna perchè il loro “gruppo dei pari” fa la stessa cosa. I maschietti, al contrario, non indosseranno mai una gonna o, ad esempio, vorranno in regalo giochi prettamente “maschili” perchè il loro gruppo dei pari si riconosce in quel tipo di giochi.
In particolare, secondo la pedagogia scientifica, il gioco dei ruoli, quindi il ruolo di madre/padre, dottore/infermiera/paziente, maestra/allievo, è una fase normale dello sviluppo umano. Il genere, cioè, non è una mera costruzione sociale, ma è congenito e innato. Detto ciò, tuttavia, bisogna fare chiarezza sugli stereotipi di genere e su come possono influenzare i bambini anche negativamente, al di là delle loro necessarie evidenze.
In particolare, con il termine “stereotipo” ci si riferisce ad una struttura mentale che, per essere funzionale ad una buona qualità della vita, deve rendersi elastica e non rigida. Se è vero quindi che lo stereotipo di genere è importante per il riconoscimento e l’educazione di genere, è anche vero che renderlo “immutabile” rischia di dare vita a quelle che in psicologia vengono chiamate “etichette” o label (labeling teory) ovvero, pregiudizi sociali non discutibili e pertanto altamente pericolosi.
E’ molto importante, perciò, specie nelle famiglie contemporanee, riuscire a dare ai bambini una gamma di stereotipi di genere caratterizzati da una maggiore interscambiabilità, al di là del genere sessuale di nascita.
Ecco che i maschietti che piangono, ad esempio, non saranno più strani o additati come poco maschili o, addirittura come “femminucce” e, d’altro canto, le bambine che giocano con le macchinine non saranno più “maschiacci” e poco femminili…
Inoltre oggi è comune trovare famiglie in cui la madre funge anche da padre e viceversa; ci sono poi famiglie con due mamme, famiglie con due papà e così via.
Dal punto di vista educativo e pedagogico, perciò, sebbene sia importante rispettare il genere sessuale di nascita di ciascun bambino, è anche importante dare un più ampio respiro all’educazione fluida, per parafrasare Bauman, fermo restando che l’educazione è di per sé la più fluida delle facoltà umane, perchè “fluido” è il bambino con le sue mille e più sfaccettature.
Principi azzurri che salvano Principesse, bambine povere che non hanno dote, per intenderci, vanno benissimo finchè restano relegate al mondo delle favole. Ma la realtà è fatta di ben altro e le Principesse sono perfettamente in grado di badare a loro stesse, senza nessun Principe che le salvi, così come i Principi potrebbero avere bisogno di essere salvati da coraggiose Principesse!