“Sharing”, un termine che ritorna spesso quando si tratta di servizi. Sarà la crisi economica, sarà una consapevolezza maggiore che ci spinge a sfruttare le risorse in modo oculato, quel che è certo è che siamo nella piena fase della sharing economy. Si condivide l’auto, la casa, la biciclette e a quanto pare anche la babysitter.
Secondo un sondaggio di Sitter-Italia, un sito nato dall’esigenza di aiutare i genitori nella ricerca e nella scelta della babysitter più adatta alle proprie esigenze, una famiglia italiana su tre crede che il baby-sitter sharing, già molto diffuso in altre parti del mondo, possa essere una formula economicamente vincente.
Basterà semplicemente condividere la propria babysitter con altre famiglie. In questo modo i genitori possono permettersi una tata professionale e contemporaneamente risparmiare e i bambini ne beneficiano giocando insieme ad altri coetanei, senza necessariamente avere a che fare sempre con persone adulte, quindi soltanto con la tata e i nonni, le figure che di solito supportano i genitori durante i primi anni di vita.
Pare che in Norvegia il 41% dei genitori trovi assolutamente normale e naturale condividere la tata, così come in Danimarca e in Finlandia, dove le cifre sono più o meno simili. Ma anche in Italia, dove questa pratica non si è ancora istituzionalizzata, sono già tante le famiglie che tendono in forma più semplificata a condividere la tata con amici e parenti che hanno le medesime necessità.
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