Aritmia sinusale nei bambini: cos’è e come affrontarla

di cinziaR


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L’aritmia sinusale nei bambini è un’alterazione del ritmo cardiaco, il più delle volte totalmente naturale. In età pediatrica, come in età adulta, l’aritmia sinusale può essere dovuta a problemi di automatismo e/o conduzione e, pertanto, può essere:

  • Fisiologica, legata al respiro: aumento della frequenza cardiaca in ispirazione (riflesso di Bainbridge per aumentato ritorno venoso) e rallentamento in espirazione (effetto vagale).
  • Patologica, legata a malattie del nodo senoatriale o al sistema di conduzione.

Nei bambini, l’aritmia sinusale è detta anche aritmia respiratoria ed è la causa più comune di battito cardiaco irregolare, che è abbastanza normale nel bambino. Il fenomeno dell’aritmia sinusale del bambino, infatti, quasi sempre si fa meno evidente nel tempo e poi tende a scomparire con il raggiungimento dell’età adulta.

Come affrontare l’aritmia sinusale nei bambini

Talora un’aritmia sinusale nei bambini può essere così intensa da richiedere un elettrocardiogramma per verificare la presenza di un tracciato normale durante le modificazioni della frequenza cardiaca.

Come abbiamo detto, però, l’aritmia sinusale non è patologica e quindi non richiede né misure terapeutiche né limitazioni dell’attività fisica in età pediatrica. Quando essa non si risolve in età pediatrica, laritmia sinusale in età adulta si manifesta con:

  • Palpitazioni,
  • Affanno,
  • Vertigini,
  • Sudorazioni,
  • Disorientamento,
  • Dolore toracico,
  • Svenimenti (nei casi più gravi).

Ad ogni modo, l’aritmia sinusale, il più delle volte, non richiede cure particolari.

Durante una visita cardiologica, il cardiologo studierà la storia clinica, analizzerà i sintomi, ausculterà il cuore e poi, eventualmente, richiederà un elettrocardiogramma ed esami del sangue. Se l’aritmia sinusale non è patologica, di solito, non necessiterà di trattamenti particolari. In caso contrario, invece, una volta individuata la causa il medico valuterà come trattarla, stabilendo quindi la necessità di farmaci, o nei casi più gravi, l’impianto di un pacemaker elettronico.

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