Grazie all’introduzione di tecniche diagnostiche basate sulla PCR ( polymerase chain reaction, che consente di analizzare piccole quantità di materiale genetico) é possibile praticare un’amniocentesi particolarmente precoce, ovvero a 11-14 settimane di gravidanza, che consente inoltre di avere i risultati in tempi più rapidi.
La cosiddetta “amniocentesi tardiva” viene invece effettuata dopo la 20 settimana, e ha lo scopo di valutare parametri biochimici indicativi, prevalentemente, della maturità fetale (ad esempio, livello di maturazione polmonare e funzionalità renale).
In cosa consiste l’amniocentesi
L’amniocentesi consiste nel prelievo di 15-30 ml del liquido in cui é immerso il feto (liquido amniotico) tramite l’introduzione di un ago apposito nell’addome materno, sotto controllo ecografico.
Il prelievo non é particolarmente doloroso e la sensazione é equiparabile a quella di un’iniezione intramuscolare. Di solito non é necessaria l’anestesia, praticata solo se donna é particolarmente ansiosa.
Il tempo necessario per avere i risultati é di circa due settimane.
A cosa serve l’amniocentesi
Le cellule fetali presenti nel liquido amniotico vengono coltivate in laboratorio. Su di esse si effettuerà l’analisi del cariotipo, ovvero del corredo cromosomico del feto, allo scopo di effettuare la diagnosi prenatale di eventuali anomalie cromosomiche (trisomia 21 o sindrome di Down, trisomie 13 e 18 o aneuploidie dei cromosomi sessuali)
Possono essere svolte anche indagini mirate per escludere che il feto sia affetto da particolari malattie genetiche.
Sul liquido amniotico puà inoltre venire effettuato il dosaggio di alcune sostanze per analisi di tipo biochimico. In particolare, nell’amniocentesi di routine viene dosata la quantità di alfafetoproteina presente nel liquido amniotico, per la diagnosi di difetti di chiusura del tubo neurale.
Costo dell’amniocentesi
Il costo é molto variabile, da un minimo di circa 500 euro. Aumenta se, oltre all’amniocentesi di routine, che rivela in particolare le trisomie, si richiedono test per specifiche malattie genetiche. Nelle strutture pubbliche l’esame é gratuito per donne oltre i 35 anni o con un rischio aumentato di patologie cromosomiche (ad esempio in caso di familiarità o di risultato positivo ai test probabilistici).
Dopo l’amniocentesi: quali precauzioni
Dopo il prelievo, é consigliato il riposo per le 24-48 ore successive, ma per maggiore prudenza si consiglia di evitare attività intensa, sport, viaggi lunghi, rapporti sessuali, per almeno una settimana.
Dolori similmestruali sono normali, ma in presenza di forte dolore addominale, sanguinamento, perdita di liquido amniotico e febbre é bene rivolgersi al medico.
Nelle donne con fattore Rh negativo, é effettuata di routine la profilassi per il rischio di immunizzazione.
Amniocentesi e rischi