“Che cosa è l’acetone? E’ una domanda a cui non è facile rispondere; cercherò di farlo schematizzando e semplificando a costo di fare arricciare il naso agli scienziati, ma con la quasi certezza di essere capito”.
L’acetone è causato da una abnorme accumulo di corpi chetonici nell’organismo del bambino.
I corpi chetonici si formano nel nostro organismo normalmente e regolarmente nel corso dello svolgimento del metabolismo dei grassi.
Le sostanze chimiche introdotte con gli alimenti sono composti fondamentalmente da tre grandi categorie di prodotti chimici, presenti in varia misura in tutti i cibi:
Ciascuno di questi alimenti viene trasformato nel nostro organismo, seguendo una sua via metabolica.
Per l’acetone, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sul metabolismo dei grassi. Nel corso del quale si producono i corpi chetonici (in alter parole l’acetone). In condizioni normali questi corpi chetonici, una volta formatisi, proseguono immediatamente la loro trasformazione in altre sostanze e vengono quindi eliminati.
Quando, per particolari condizioni, i corpi chetonici invece non vengono più trasformati ed eliminati, si accumulano nel sangue e danno luogo alla “crisi di acetone”. In altri termini l’acetone è uno stato di malessere dovuto a un’eccessiva presenza nel sangue di sostanze, i corpi chetonici, che non dovrebbero esserci in così grande quantità.
L’organismo tollera solo un certo livello di corpi chetonici, oltrepassato il quale comincia a presentare segni di malessere, perché queste sostanze finiscono per intossicarlo. Per questo motivo l’acetone può essere anche definito un fenomeno di autointossicazione.
Quali sono le cause che determinano un’alterazione di questo metabolismo?
Le cause sono molte; ne elenco alcune:
Resta ancora ignoto il motivo per cui certi bambini siano più predisposti a essere colpiti da questo disturbo in occasione dell’intervento di fattori che, su altri bambini, non esercitano nessun effetto. Si pensa che più colpiti siano i bambini emozionalmente più instabili, ma questo è vero solo in parte.
Di fatto si può essere certi di due cose:
La crisi di acetone non è una malattia vera e propria, ben definita nei suoi sintomi, ma una situazione di malessere che si manifesta associata a particolari condizioni in cui si trova momentaneamente l’organismo del bambino.
Nelle forme più leggere il bambino presenta
Aumentando ancora lo stato tossico, ecco comparire il sintomo più importante: il vomito, caratterizzato da attacchi anche violenti. In un primo momento viene emesso il cibo, poi una volta svuotato lo stomaco, il vomito diventa giallastro (vomito biliare).
Quest’ultimo aspetto spaventa molto la mamma, ma è normale vomitare bile quando lo stomaco è vuoto di alimenti. A questo punto può comparire anche la febbre, che peraltro può insorgere anche prima.
Un ulteriore peggioramento della situazione rende il bambino sempre più prostrato, con:
Se non si interviene, il bambino può anche arrivare al coma (coma acetonemico) e, specie se compare febbre, anche alle convulsioni febbrili. Questa è la evoluzione più drammatica dell’acetone.
Intervenendo con opportuni provvedimenti, non si arriva a queste situazioni di pericolo, che, in verità, sono rare anche quando non vengono messe in atto cure appropriate. Tuttavia è bene tenerle presenti, non per sopravvalutare il problema, ma per non essere impreparati nel caso in cui dovessero capitare.
Ai sintomi descritti devono essere aggiunti quelli delle eventuali varie malattie presenti (influenza, malattie infettive).
La terapia dell’acetone è condizionata dalla diversa gravità dei sintomi e si basa su due aspetti: quello dietetico e quello medicamentoso.
L’intervento dietetico
Qualche volta la violenza e la gravità del vomito sono tali da impedire la ritenzione di qualunque liquido introdotto. Il bambino ha molta sete e beve avidamente grosse quantità di liquidi, questo lo fa ri-vomitare.
Bisogna convincerlo a bere poco per volta, ma non è facile! In questo caso il problema viene risolto con la somministrazione frazionata e ininterrotta di bevande (un cucchiaino dopo l’altro).
Nelle forme più gravi neppure questo artificio serve a fermare il vomito. In tal caso è necessario praticare al bambino fleboclisi, per non correre il rischio di arrivare a un vero e proprio coma.
Cessato il vomito, si può riprendere con gradualità l’alimentazione, avendo cura inizialmente di dare cibi ricchi di carboidrati e per ultimo i cibi grassi.
Ma soprattutto facendosi guidare dal grado di appetito del bambino; quando comincia ad avere fame (circa 3 giorni dopo la fine del vomito) allora si potrà riportalo in un paio di giorni a mangiare come prima.
Non esistono farmaci specifici. La migliore cura è la dieta e la reidratazione che può giovarsi di prodotti contenenti sali minerali e zucchero da aggiungere all’acqua somministrata.