5 consigli utili per gestire l’ansia nei bambini

di Cinzia Rampino


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L’ansia è un’emozione normale, essenziale per la sopravvivenza.

Gli psicologi dell’età evolutiva hanno inoltre notato che per i bambini avere stati d’ansia, è più normale che per gli adulti perchè l’ansia è la normale risposta alla crescita. Ad esempio, è normale che un bambino abbia molta paura degli estranei, o per un adolescente sperimentare un po’ d’ansia da prestazione con i coetanei.

In alcuni casi, tuttavia, l’ansia può causare difficoltà o interferenze con la vita quotidiana sfociando in disagi quali:

  • Piangere tutti i giorni prima di andare a scuola
  • Avere mal di pancia ogni volta che c’è una prova importante a scuola
  • Creare agitazione quando si deve uscire, andare in un luogo nuovo o incontrare gente

Cosa deve fare un genitore quando si accorge che il suo bambino ha un disturbo d’ansia (diverso da una normale paura)?

I bambini e gli adolescenti spesso non riconoscono la loro ansia per quello che è. Il più delle volte arrivano invece a credere che ci sia qualcosa di sbagliato in loro. Molti altri bambini invece sono più spaventati dai sintomi fisici dell’ansia come ad esempio mal di stomaco.

  1. Pertanto, il primo passo è quello di insegnare loro come riconoscere l’ansia e la paura. Parlare al bambino di ansia, tuttavia, non lo renderà meno ansioso. Ciò che bisogna fare è, invece, dare informazioni precise su ciò che l’ansia genera, spiegando che la confusione o la vergogna che si provano in certi momenti è un’esperienza comune e normale e che può essere gestita con successo!
  2. Incoraggiare il bambino ad aprirsi circa le sue preoccupazioni e paure parlando loro in modo sincero. Dite loro che avete notato una particolare preoccupazione per un determinato evento e, rassicurateli sul fatto che provare questi sentimenti di disagio è normale. Fate esempi della vostra vita in cui vi siete sentiti nello stesso stato d’animo. Gli studi convergono nel dire che il bambino ansioso non esiste quanto più, esiste la famiglia ansiosa e ansiogena. Madri iperprotettive generano figli ansiosi. Quindi, partire da voi è certamente un buon passo.
  3. L’ansia non è pericolosa: essa serve per adattarsi ed è una risposta istintiva a un pericolo reale o che potrebbe manifestarsi. Ma se questo pericolo non c’è? Allora l’ansia è patologica. Spiegate al bambino quando è giusto e quando è inutile mettersi in ansia o in allarme. Ad esempio, entrare in ansia in vista di una prova a scuola può essere normale, ma non se si è studiato a sufficienza e si è preparati per fare una buona prova. Se necessario, interrogate e supportate i vostri figli più e più volte finche non si sentiranno sicuri di poter vincere.
  4. Il gioco del detective: i bambini non riconoscono l’ansia. Sentono piuttosto il disagio fisico ad essa associato. Ad esempio hanno mal di pancia, si sentono male, hanno la tachicardia. In questo caso è necessario fare quello che gli esperti chiamano il gioco del detective. Giocare con il bambino a riconoscere il disagio nel suo corpo lo aiuterà a visualizzare lo stato d’ansia. Può essere utile usare il disegno o con una sagoma di un bambino associare vari sentimenti alle varie parti del corpo. Queste strategie aiutano il bambino ad adottare un ruolo di osservatore della propria e altrui ansia, acquisendone un maggior controllo.
  5. Infine, ricordatevi che il più grosso punto di riferimento del bambino siete voi. La calma degli adulti è la miglior medicina dei bambini. La calma e la presenza nei momenti di disagio aiuteranno i vostri bambini a sentirsi rassicurati. Fare una seria analisi delle proprie ansie, magari con l’aiuto di un counselor o di uno specialista, può essere utile per imparare a riconoscere l’ansia nella nostra vita. Una paura immotivata (ma naturale) di una madre su “ciò che potrebbe accadere” si traduce in un pericolo oggettivo nella mente del bambino. Con molta probabilità, un pericolo paventato e mai esperito può tramutarsi in un fattore ansiogeno importante. La cosa migliore che possiamo fare è lavorare sul nostro senso di realtà, restando ancorati il più possibile a quella che è la nostra identità reale.

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