Zucchero e la depressione: “Perfino l’idea di stare meglio mi spaventava. Come ne sono uscito”

di Redazione


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Dalle origini contadine al successo, passando attraverso le gavetta nel mondo dello spettacolo e il difficile confronto con la depressione, Zucchero Sugar Fornaciari si è raccontato in una serie di interviste, tra cui anche quella in tv, a Domenica In. Ospite del salotto televisivo di Mara Venier, ha affrontato tanti aspetti della sua vita personale e professionale.

Il cantante è arrivato a Roma per la presentazione del film-documentario di cui è protagonista, che esce nelle sale cinematografiche per tre giorni (dal 23 al 25 ottobre). Ha dunque colto l’occasione al volo per fare una visita alla Zia Mara, sua grande amica. Già nella presentazione del docufilm, aveva avuto modo di affrontare ampiamente i temi trattati, a cominciare dalle origini.

“Ho vissuto i primi anni in un paese della bassa emiliana, Roncocesi: 700 persone. Ero protetto, imparavo dai vecchi, vivevo nel piccolo mondo di Guareschi. A 11 anni la mia famiglia si è trasferita. (…) Mi ritrovai a Forte dei Marmi. Non c’entravo nulla e ne ho sofferto. Lì vivevano di apparenza e non di sostanza, io ero abituato al contrario”, ha detto Zucchero. Quel trasferimento non fu facile ma, andando avanti con gli anni, nella sua vita arrivò la musica.

La depressione

Il tema della carriera si incrocia inevitabilmente con quello della depressione: “Tra il 1990 e il 1992 – ha ammesso – ero così depresso che solo l’idea di stare meglio mi spaventava“.

Zucchero Sugar Fornaciari
Zucchero Sugar Fornaciari

Proprio in quel periodo buio, ha rivelato Zucchero, gli sono successe le cose più incredibili: fu chiamato per Brian May per il tributo a Freddie Mercury, ebbe successo con “Senza una donna”, con Paul Young, ci furono i concerti con Luciano Pavarotti e la collaborazione con Sting. “Ma io non me le godevo, anzi, non avevo voglia di farle: non me ne fregava niente“.

Quindi ha aggiunto: “Sono entrato in crisi nera dopo il successo enorme di Oro incenso e birra. Da una parte c’era una pressione enorme, dall’altra la mia storia personale che andava definitivamente a rotoli. Cinque anni di inferno. Me ne stavo in una casa piccola piccola a Marina di Pietrasanta, sul mare. Ero dilaniato tra il dover fare i concerti e il combattere giornalmente con delle situazioni veramente dure. In quelle condizioni scrissi Miserere. Rivedendo vecchi video in cui cantavo sul palco, piangevo e mi chiedevo dove mai avessi trovato tutte quelle forze”.

Dopo il buio, è arrivata la rinascita: “Mi ero separato da mia moglie, che viveva in Versilia con le nostre due figli e non sapevo dove abitare. Per un po’ ho provato a stare dai miei genitori in campagna a Reggio Emilia, ma mio padre non capiva che vita facevo, mi svegliava alle sei per chiedermi di aiutarlo nei campi: sono resistito una settimana. Poi per caso ho conosciuto il sindaco di Pontremoli, che voleva che andassi a vivere lì e per un anno mi mandava a vedere delle case. Un giorno ho trovato questo ex mulino diroccato e ho sentito una bella vibrazione“.

“Mi sono ricostruito sistemando la casa, stando coi contadini, mettendo animali, andando dai rigattieri. In un paio d’anni stavo meglio“, ha raccontato il cantante.

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