Paolo Villaggio nasce a Genova, il 30 dicembre del 1932. Muore a Roma, il 3 luglio del 2017, all’età di 84 anni. Frequenta il Liceo Classico e prosegue gli studi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova, ma non li porta a termine per dedicarsi a svariati impieghi. Inizia a seguire la società calcistica della Sampdoria, di cui rimane sempre tifoso.
Incontra nel 1954 Maura Albites, che diviene sua moglie qualche anno dopo. Dal matrimonio nascono due figli: Elisabetta, nel 1959, e Pierfrancesco, nel 1962. Negli anni Sessanta, Villaggio entra come impiegato alla Cosider, una delle più importanti industrie impiantistiche italiane. È da questa esperienza che trarrà spunto per il personaggio del ragionier Ugo Fantozzi.
Nel dopoguerra Paolo Villaggio conosce Fabrizio De André, futuro cantautore: insieme condividono tante scorribande giovanili: “L’ho incontrato per la prima volta a Pocol, sopra Cortina; io ero un ragazzino incazzato che parlava sporco; gli piacevo perché ero tormentato, inquieto e lui lo era altrettanto, solo che era più controllato, forse perché era più grande di me e allora subito si investì della parte del fratello maggiore”, racconterà il cantante.
Nasce anche un sodalizio artistico, con i testi di alcune canzoni come “Il fannullone” e “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”, scritti proprio da Villaggio.
Nella metà degli anni Cinquanta, Villaggio si unisce alla compagnia goliardica teatrale Mario Baistrocchi di Genova, quindi si fa notare anche al Teatro di Piazza Marsala. A scoprire la vena artistica di Villaggio è il giornalista e conduttore Maurizio Costanzo, che nel 1967 gli consiglia di esibirsi al “Sette per otto” (noto e frequentato cabaret di Roma).
Esordisce, nello stesso anno, anche al Derby Club di Milano, stringendo amicizia con tanti artisti, tra cui Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni. Nel 1967, dopo anni di cabaret, fa il suo ingresso nella trasmissione radiofonica “Il sabato del Villaggio,”. Un anno dopo, nel 1968, è per la prima volta sul piccolo schermo, conducendo il programma d’intrattenimento “Quelli della domenica”.
Viene poi chiamato a condurre la trasmissione “È domenica, ma senza impegno“, dove interpreta il personaggio già sperimentato di Fracchia. Collabora anche con altri show della tv, come “Canzonissima” e partecipa ad alcuni programmi in radio. Lavora tra il 1973 e il 1974 in radio per “Gran varietà”.
Pubblica, nel frattempo, pubblica sulla rivista “L’Europeo” alcuni racconti tratti da monologhi delle sue trasmissioni, dove il personaggio di Fantozzi acquisisce sempre più importanza. Proprio nei testi del 1968 per la prima volta, appaiono i compagni d’avventura del ragioniere: la moglie Pina Fantozzi, la figlia Mariangela, il ragionier Filini, la signorina Silvani, il geometra Calboni e il Megadirettore Galattico. Nel 1971 questi racconti confluiscono nell’opera prima “Fantozzi” e, in seguito, Paolo Villaggio scrive anche altri testi.
Tra la fine dei Sessanta e l’inizio degli anni Settanta Villaggio si dedica sempre più al cinema, grazie al sodalizio con Vittorio Gassman. L’occasione si presenta quando Mario Monicelli decide di girare il seguito de “L’armata Brancaleone (1966)”. Tra i protagonisti vi sono, oltre a Gassman e Villaggio, anche Stefania Sandrelli, Lino Toffolo e Gigi Proietti. Il film è l’inizio di una collaborazione artistica tra Gassman e Villaggio che durerà dal 1970 al 1972, con altri due film e varie incursioni televisive.
Nello stesso periodo recita nel film “Beati i ricchi” e conduce la trasmissione “Senza rete“, oltre a partecipare al Festival di Sanremo del 1972. Seguono altri film: nel 1973 Nanni Loy lo dirige in “Sistemo l’America e torno”, poi partecipa a “Non toccare la donna Bianca”. Pupi Avati, nel 1975, lo vuole per “La mazurka del barone”.
LEGGI ANCHE: Anna Mazzamauro su Paolo Villaggio: “Cosa mi disse prima di morire”.
In seguito viene chiamato a recitare in numerosi film a episodi tra i quali: “Di che segno sei?” (1975), di Sergio Corbucci, “Quelle strane occasioni” (1976), per la regia di Nanni Loy, “Tre tigri contro tre tigri” (1977), “Io tigro, tu tigri, egli tigra” (1978). Compare nel film corale “Signore e signori, buonanotte” (1976).
Nel 1974 Villaggio, di concerto con la Rizzoli film, decide di trasportare sul grande schermo la maschera di Fantozzi, con la direzione dl regista Luciano Salce. Per la stesura dello script viene affiancato dalla coppia di sceneggiatori Leo Benvenuti e Piero De Bernardi che suggeriscono all’attore l’inserimento nel film di una voce fuori campo allo scopo di narrare le singole sequenze.
Il primo film (“Fantozzi”) esce nelle sale nel marzo del 1975, seguito un anno dopo da “Il secondo tragico Fantozzi“. La riuscita dei due lungometraggi porta Salce e Villaggio a stringere un vero sodalizio che durerà per tutti gli anni Settanta e frutterà altre pellicole.
Nell’autunno del 1975 torna in tv quella che Villaggio definisce una “proiezione nevrotica di Fantozzi“, cioè il timido e complessato Giandomenico Fracchia. Nasce una serie suddivisa in quattro episodi dal titolo: “Giandomenico Fracchia – Sogni proibiti di uno di noi”.
Nel 1980 esce un nuovo film di Fantozzi: “Fantozzi contro tutti” che vede alla regia lo stesso Villaggio. L’anno successivo, nel 1981, esordisce sul grande schermo il personaggio di Fracchia, nel film “Fracchia la belva umana“. Nel 1982 viene girata una serie di opere come “Sogni mostruosamente proibiti” e “Bonnie e Clyde all’italiana”. Villaggio torna anche in tv e continua a scrivere.
A metà degli anni Ottanta, insieme a Neri Parenti e altri registi, inanella una serie di film, insieme ad attori come Lino Banfi, Massimo Boldi, Christian De Sica, Gigi e Andrea e Teo Teocoli. In quest’ottica nascono i film “I pompieri” (1985) e “Scuola di ladri” (1986) e “Scuola di ladri – Parte seconda” (1987).
Seguono i collettivi: “Grandi magazzini” (1986), di Castellano e Pipolo, “Missione eroica – I pompieri 2” (1987), di Giorgio Capitani e “Rimini Rimini” (1987), giusto per citarne alcuni. La saga fantozziana prosegue con “Superfantozzi” del 1986 e “Fantozzi va in pensione” del 1988, seguiti anche da altri film della serie, negli anni a venire. Oltre agli impegni al cinema, ci sono quelli su piccolo schermo, in programmi come “Grand Hotel”.
Con l’avvento del nuovo millennio, Paolo Villaggio depone la maschera di Fantozzi. Si allontana, in maniera definitiva, dal cinema comico. Si dedica intanto al teatro e alla sua autobiografia “Vita, morte e miracoli di un pezzo di m***a” Tra il 2003 e il 2009 si riduce progressivamente la sua attività cinematografica intensificandosi, al contrario, quella di scrittore.
Nel 2003 viene chiamato da Francesca Archibugi a indossare i panni del sacerdote manzoniano Don Abbondio nella serie televisiva “Renzo e Lucia”, in cui recita assieme ad altri attori di fama come Stefania Sandrelli. Tra le sue ultime apparizioni cinematografiche, ci sono: “Gas” (2005) ed “Hermano” (2007).
Seguono “Torno a vivere da solo” (2008), “Generazione 1000 euro” (2009), e “Questione di cuore” (2009). Per la televisione, partecipa alla fiction “Carabinieri” andata in onda su canale 5 per sette stagioni consecutive, dal 2002 al 2008. Nel maggio del 2009 riceve nel Salone dei Corazzieri del Quirinale il David di Donatello alla carriera.
Negli ultimi anni sono numerose le comparsate di Paolo Villaggio in tv. A quarant’anno dal primo film, nel 2015, tornano in sala i primi due capitoli della saga fantozziana, cioè “Fantozzi” e “Il secondo tragico Fantozzi”. L’attore, nel frattempo, è protagonista in teatro. La sua ultima intervista avviene in occasione del suo ottantaquattresimo compleanno sul canale TV di Fanpage.it, mentre la sua ultima apparizione televisiva è del 19 aprile 2017, durante la trasmissione “Matrix” di Canale 5.
Paolo Villaggio muore il 3 luglio del 2017, a 84 anni, presso la casa di cura privata “Paideia” di Roma, dove è ricoverato per complicanze respiratorie dovute al diabete. La mattina del 25 luglio 2017, dopo la cremazione e per sua espressa volontà, avviene la tumulazione delle ceneri a Sori, a due passi dalla sua Genova, dove riposa accanto ai suoi genitori.
LEGGI ANCHE: 6 cose che non dimenticheremo di Paolo Villaggio.
In un’intervista al Corriere della Sera, parlando degli ultimi anni dell’attore, l’attrice Milena Vukotic (Pina Fantozzi sul grande schermo), racconta: “Il carattere di Paolo? Era caustico, cinico, bizzarro e imprevedibile. Un’ironia feroce, la sua, che però nascondeva a mio avviso un suo lato misterioso, che non voleva palesare. La sua fragilità, la sua profonda malinconia, che non voleva far vedere. E questo era il suo fascino. Si, è vero. (Negli ultimi anni, ndr) Si vestiva con le gonne, era un matto, ma lui era fatto così. La sua non era ostentata estrosità, lui era proprio un estroso di natura”.
Foto di Associazione Amici di Piero Chiara – Premio Chiara Flickr, CC BY 2.0.