A mente fredda, ora che il “Grande Fratello” si è concluso da un paio di mesi se si devono fare i nomi di due tra i principali protagonisti dovremmo fare i nomi di Beatrice Luzzi e Massimiliano Varrese (la vincitrice Perla Vatiero ha davvero lasciato poco il segno). I due attori, infatti, si sono scontrati più volte, soprattutto a causa dell’atteggiamento di lui, apparso spesso tutt’altro che rispettoso, con parole che nella maggior parte delle occasioni sono apparse quasi sprezzanti.
Diverse testate giornalistiche si erano mosse a sostegno dell’ex protagonista di “Vivere” chiedendo la squalifica del collega, cosa mai avvenuta. Alfonso Signorini si era infatti limitato a una semplice strigliata, unita a un monito in cui lo invitava a cambiare atteggiamento, pena la squalifica. Lui non solo è andato avanti per la sua strada, ma non c’è stata alcuna esclusione. Anzi, a dargli man forte e a fargli credere che non stesse minimamente sbagliato hanno contribuito gli altri inquilini, che lo hanno spalleggiato, mentre l’attrice continuava a soffrire, quasi come se a nessuno importasse del suo stato d’animo.
Una volta tornato alla vita di tutti i giorni, l’ex “Carramba Boy” è evidentemente venuto a conoscenza di quale fosse il pensiero della maggior parte dei telespettatori, ma non sembra esserci stato alcun pentimento. Non a caso, è reduce dalla pubblicazione di una canzone dal titolo emblematico, “Fai clap clap”, dove parla del cyberbullismo di cui sarebbe stato vittima nella ‘Casa’ (molti l’hanno considerata una sorta di revenge song nei confronti di Beatrice Luzzi).
Non tutto però sembra andare per il meglio, è lo stesso Massimiliano Varrese a parlarne apertamente così da chiarire a tutti cosa gli stia accadendo. Stare per mesi sotto le telecamere lo ha portato ad avere una sorta di rifiuto nei confronti del cellulare, per questo è difficile rintracciarlo anche per i suoi amici più cari. L’artista starebbe addirittura pensando di rivolgersi a uno psicologo, come ha detto in un video pubblicato sul suo profilo TikTok. Insomma, il rifiuto verso i social e la tecnologia funziona evidentemente a fasi alterne.