Kamala Harris e il marito Douglas al Pride

di Alice Marchese


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Kamala Harris è la prima vice presidente americana a partecipare insieme al marito Douglas Emhoff alla sfilata d’inaugurazione del mese del Pride. Il braccio che cinge la spalla della moglie, un sorriso complice e due magliette che parlano da sé.

Love is Love

La sfilata d’inaugurazione del mese del Pride, giugno si è tenuta al Capital Pride a Washington D.C.

“Buon mese del Pride”. Ha scritto il primo Second gentleman della storia americana, accanto all’immagine che ha pubblicato sul suo profilo Instagram per augurare a tutti e tutte un felice mese del Pride.

Le parole di Kamala Harris

“Dobbiamo assicurarci che la nostra comunità transgender e i nostri giovani siano tutti protetti”. ha sottolineato Kamala Harris durante la marcia, secondo quanto riferisce NBC Washington. “Abbiamo ancora bisogno di protezione nel mondo del lavoro e dell’alloggio. C’è molto da fare e so che abbiamo preso un impegno”.

Già in precedenza Kamala Harris aveva mostrato la sua vicinanza alla comunità Lgbtq+, ricordando in un post la sparatoria avvenuta il 12 giugno 2016 all’interno di un locale lgbtq+ di Orlando in cui morirono 49 persone.

“Cinque anni fa 49 persone lgbtq+ e loro amici si stavano divertendo in una delle serate al Pulse Nightclub. E in un istante ci hanno lasciato. Ricordiamo coloro che sono morti e i loro cari e prendiamo ancora una volta un impegno a costruire un mondo libero dalla violenza delle armi”.

Il progetto di Joe Biden

Il presidente Joe Biden ha annunciato che firmerà un atto legislativo per trasformare la discoteca Pulse in un memoriale nazionale permanente. L’impegno nei confronti della comunità Lgbtq+ è da subito stato importante per Biden, che tra i primi documenti firmati dopo l’elezione ha inserito un ordine per mettere fine a ogni forma di discriminazione basata sull’identità di genere o sull’orientamento sessuale.

“Tutti i bambini dovrebbero essere liberi di imparare senza doversi preoccupare che venga loro precluso l’accesso ai bagni, agli spogliatoi o agli sport scolastici”. Riporta così Vanity Fair.

“Tutti gli adulti dovrebbero potersi guadagnare da vivere seguendo la loro vocazione, sapendo che non saranno licenziati, retrocessi o maltrattati sulla base di chi li aspetta a casa o perché si vestono in un modo non conforme agli stereotipi basati sul sesso. Le persone dovrebbero poter accedere all’assistenza sanitaria e assicurarsi un tetto sulla testa senza subire discriminazioni”.

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