Carlo Conti si racconta tra passato e presente. Il conduttore, che torna in tv venerdì 28 aprile con “I migliori anni”, ha parlato della sua carriera e della vita privata in una lunga intervista.
Dalle pagine di Repubblica, Carlo Conti rivela come fosse “l’eterno scapolo”, all’interno del suo gruppo di amici: “Per loro ero l’Alberto Sordi del gruppo, quello che non si sarebbe mai sposato. Non avevo mai convissuto, per capirci, non avevo mai avuto due spazzolini da denti in bagno. Li ho spiazzati. Ho sentito la necessità di costruire e condividere, di avere la mia famiglia. Ma non necessariamente per tutti è così”.
La sua vita è cambiata quando ha conosciuto Francesca Vaccaro, che ha sposato nel 2012. Nel 2014 è nato Matteo. “Prima giravo, frequentavo. Non mi sono comportato male, sono stato leale e rispettoso. Mi è capitato di lasciare con onestà, ma magari qualcuno avrà sofferto. Però ho sempre agito in buon fede, tanto è vero che con la mia prima fidanzatina Guia, con Monica e Ilaria, ci sentiamo e ci facciamo ancora gli auguri. Dongiovanni no, però mi davo parecchio da fare”, ha detto.
Patito delle donne, sì, ma non delle trasgressioni: “Mai. In discoteca bevevo acqua, non mi sono mai neanche ubriacato. E nessuno mi ha mai offerto una canna, eppure tra discoteche e le radio in quegli anni immagino girassero. Non me sono mai accorto, non ho mai fumato. Essere lucido per me era troppo importante, per vivere tutto con consapevolezza. Nessuna trasgressione. Ero solo patito delle ragazze“, ha rivelato a Repubblica.
Andando ancora di più indietro nel tempo, Carlo Conti ricorda la giovinezza e l’assenza del padre (morto quando lui aveva 18 mesi): “Mia madre per mantenermi ha lavorato come una pazza. Mi ha insegnato i valori della vita, le devo tutto. Quando ho lasciato il posto in banca per seguire la mia passione, la radio, si sentì male”.
“Ma poi è stata felice per me, mi ha capito. Tanti mi chiedono se sia stata dura crescere con un solo genitore. Sarà che lei è stata eccezionale, eravamo io e lei, legatissimi, non ho mai sentito la mancanza di un padre. Un giorno, ero già grandicello, ho sentito l’assenza. Avevo 18 anni. Ero andato a giocare a tennis con Leonardo e il suo babbo stava lì dietro la rete che gli gridava ‘Dai, forza!!!’, lo incitava e lo incoraggiava. Mi sono girato, io ero da solo“.
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