Emanuele Filiberto è stato l’ultimo ospite della seconda serata a Belve condotto da Francesca Fagnani. Scopriamo, di seguito, cosa ha raccontato del suo rapporto con la moglie Clotilde Courau.
Emanuele Filiberto si è raccontato nel salotto di Francesca Fagnani durante la puntata di Belve dello scorso martedì 3 ottobre. Dal rapporto con la moglie Clotilde Courau alla sua vita da imprenditore oggi. Fino al consumo di droghe: “Solo in certe circostanze, non sono mai stato dipendente”.
“Non sono una belva. Lo divento quando attaccano mia moglie, le mie figlie e i miei cari”, è la prima frase pronunciata dal figlio di Vittorio Emanuele e Marina Doria.
Il principe ha ammesso di non considerare un valore la fedeltà, dal punto di vista fisico almeno: “Ci sono stati dei tradimenti, delle spiegazioni e dei perdoni arrivati subito o dopo un po’. Siamo sposati da 20 anni. Non abitiamo insieme. Lei vive a Parigi, io a Montecarlo e ci ritroviamo ogni volta che possiamo. Il tradimento è contemplato nello stile di vita che conduciamo. C’è un grandissimo amore tra di noi che è andato oltre i tradimenti.
Potrei anche accettare dei tradimenti. Non vedo perché debba essere solo l’uomo a tradire. Se l’amore va al di là della scappatella, non ha senso rompere qualcosa di importante. Clotilde è la mia base, le figlie sono le mura e insieme abbiamo costruito la casa. Non è che ci siamo traditi tutta la vita, ma è successo. Non mi sono mai innamorato di un’altra, sono innamorato di mia moglie”.
Non si rammarica di essere ad oggi un principe senza regno “Se inizio a pensare ai se, alla possibilità della monarchia in Italia, non avrei più vissuto. Sicuramente ho vissuto meglio così. Quando si parla di reali, tutti pensano a soldi e castelli. Quello che mio padre ha fatto dopo il ’46 e nella sua vita, lo ha fatto lavorando esattamente come ho fatto io. Abbiamo ereditato ben poco, lo stato ha preso tutto quello che era nostro. Pensiamo al Quirinale. Nemmeno i gioielli sono mai stati restituiti e nemmeno mostrati. Facciamo un appello a ragionare. Quanto varranno quei gioielli? Non lo so. Bulgari nel 1980 li ha valutati per 6,7,8 milioni di euro. C’è chi dice 100, chi 300…Non è il valore materiale, è quello storico”.
A proposito dell’uso di droghe Emanuele Filiberto ha , poi, rivelato: “Ho usato parecchie droghe, a quell’epoca andava molto la cocaina. La droga era una cosa di ricreazione. Non ne ho mai avuto bisogno per svegliarmi o andare a lavorare. Non ne sono stato dipendente. L’ho utilizzata in qualche occasione: in discoteca, a una cena, occasioni di questo tipo”. Oggi si descrive come un imprenditore: “Controllo varie aziende, sono un imprenditore. Parlo dei ristoranti ma sto anche creando un videogioco che sarà lanciato sul mercato americano. Si chiamerà Royaland”.
A proposito del contestatissimo secondo posto a Sanremo 2010, Emanuele Filiberto smentisce di avere mai parlato di brogli: “L’aveva scritto Feltri sul suo giornale ma non ci credevo. Sanremo è stata un’operazione marketing della Rai. Adesso c’è la prescrizione. Avevano chiesto la mia partecipazione a Sanremo perché era un anno debole per loro e serviva quel piccolo casino in più. Ce l’hanno chiesto e mi è piaciuta l’idea. Ha vinto Valerio Scanu ma la canzone migliore era quella di Marco Mengoni, arrivata terza”.
Infine, un riferimento alla morte di Dirk Hamer che ha ispirato la docu-serie Netflix, il principe ha dichiarato: “Rispetto alla storia di Cavallo, che è una storia molto triste perché un giovane è morto, mio padre ha sempre voluto sapere la verità. Cadendo in acqua e sentendo i due spari, ha sempre pensato di essere il colpevole. Solo dopo in questa storia si è capito che c’era un’altra arma. Non difendo mio padre, sono il primo ad avere criticato certe scelte della mia famiglia come le leggi razziali. Sarei stato il primo a giudicarlo se fosse stato colpevole. Lui è stato giudicato in Francia ed è stato assolto da 12 giurati. Quindi basta con questa storia” ha concluso.