Amore non corrisposto. È successo a tutti almeno un paio di volte nella vita: sono circostanze su cui ci siamo fatti una bella risata, ma non sempre, perché per qualcuno anche l’amore a senso unico può diventare un problema serio e sfociare in una vera e propria patologia, la cosiddetta sindrome di Clèrambault.
Anche conosciuta come erotomania, questa patologia si caratterizza per una sorta di fissazione nei confronti di una persona che non ricambia i sentimenti, ma il soggetto che ne soffre, purtroppo, non riesce ad analizzare la cosa in modo razionale. Al contrario, si convince che il suo amore sia ricambiato, pensando di instaurare una relazione con il malcapitato o la malcapitata di turno, convincendosi di vivere una storia d’amore con una persona che in realtà non è assolutamente interessata.
Nel momento in cui si riconosce la sindrome di Clèrambault significa che il soggetto ha già manifestato atteggiamenti persecutori tipici dell’erotomane e di chi vive i sentimenti in modo ossessivo e malato. Nei casi più gravi, per esempio, la vittima può persino essere oggetto di violenze fisiche e mentali. Ma è bene non confondere l’erotomane con un soggetto che ha delle fissazioni e perversioni di tipo sessuale: il tipico soggetto di questa sindrome, per esempio, è il fan mitomane; l’esempio che molto spesso De Clerambault, lo psichiatra che ha studiato questa sindrome, ha riportato è quello di una donna di cinquant’anni circa che sosteneva che attraverso il modo in cui a Buckingham Palace venivano spostate le tende, Re Giorgio V le inviasse dei messaggi d’amore.
Il problema è che in questi casi è molto difficile, quasi impossibile, riuscire a convincere queste persone “malate d’amore” che i loro sentimenti non sono ricambiati, anche perché qualsiasi rifiuto viene sempre giustificato. Gesti plateali, gelosia ossessiva, tenacia, sono alcuni degli atteggiamenti tipici di chi soffre della sindrome di Clèrambault, tutti fattori che almeno in una fase iniziale possono lusingare, perché scambiati per gesti romantici e genuini, ma che a lungo andare peggiorano e diventano pressanti.
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